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Paolo Savona, c'è lui dietro gli attacchi a Mario Draghi: a luglio, la rottura col presidente della Bce

Davide Locano
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Fuoco incrociato sul presidente della Bce, Mario Draghi. Gli attacchi piovono in sequenza dai grillini, dove anche il grande capo Luigi Di Maio ha pensato bene di puntare il dito contro il boss dell'Eurotower, affermando che "avvelena l'Italia" piuttosto che aiutarla. Ma anche dalla Lega, seppur più cauta, sono arrivati fendenti contro Draghi, si pensi ad Alberto Bagnai. E su quel che sta succedendo, La Stampa offre un appassionante retroscena. In prima linea, a coordinare gli attacchi alla Bce, ci sarebbe Paolo Savona, il ministro agli Affari Europei che Sergio Mattarella non volle come titolare dell'Economia. Secondo il quotidiano torinese, sarebbe stata sua la reazione più dura alle parole di Draghi, il quale in buona sostanza non pensa di aiutare l'Italia con l'acquisto di titoli di Stato per placare lo spread. "Ognuno si prende le sue responsabilità", avrebbe commentato, tranchant, Savona, che da par suo vorrebbe che la Bce immettesse più liquidità nell'economia italiana. Leggi anche: Savona, l'unico modo per salvare Europa e moneta unica Ma non è tutto. Secondo La Stampa, Savona avrebbe anche parlato direttamente con Draghi di una possibile riforma della Bce, magari in modo da renderla prestatrice di ultima istanza, cosa che oggi non è, dopo le elezioni Europee del 2019. Il colloquio sarebbe avvenuto a fine luglio, quando i due si incontrarono a Francoforte. Savona era convinto di uscire da quell'incontro con la speranza che la Bce potesse aiutare l'Italia nel momento del bisogno, ovvero questo, la manovra. Sicurezza che però non era arrivata, così come si sta vedendo in questi giorni. Ed è da lì, dunque, che nascono gli accesi dissapori tra Savona e Draghi, sfociati in questi giorni negli attacchi coordinati dietro ai quali ci sarebbe proprio Savona (il quale, a sua volta, ha messo nel mirino Draghi in un'intervista su SkyTg24).

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