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Luigi Di Maio, la manina rimette lo scudo per i capitali esteri: "E dicono che non mi devo incazzare"

Gino Coala
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L'incubo della manina per Luigi Di Maio è tornato. Il vice-premier grillino ha denunciato su Facebook di aver ritrovato nel testo del decreto fiscale un riferimento ai capitali esteri "per dimenticanza", sia per la rottamazione che per il condono. "E poi dicono che non mi devo incazzare", scrive il leader del M5s che, citando un comunicato dell'agenzia di stampa Public Policy scrive: "Per quanto riguarda la pace fiscale, il testo così come formulato non riporta esplicitamente un richiamo ai patrimoni esteri (come invece c'era nella versione originaria), ma in ogni caso lascia spazio a interpretazioni. E così parte del condono potrebbe valere anche per l'Ivafe e l'Ivie, le imposte previste per le attività fuori dal confine italiano. Secondo fonti Mef, infatti, il riferimento alle due imposte rimane sull'adesione ai processi verbali di costatazione rimane all'articolo 1 del testo. Ma c'è di più, nella relazione illustrativa che accompagna il collegato alla manovra la vecchia norma - riferita all'articolo 9 - è rimasta così com'era, richiamando esplicitamente lo scudo estero. Nel documento, visionato da Public Policy, si legge che il condono con tetto a 100mila euro (o 30% dell'imponibile dichiarato) si applica anche 'all'imposta sul valore delle attività finanziarie all'estero'. Leggi anche: Tria, la pugnalata a Di Maio: "Ecco perché lo spread è sempre alto" In questo caso, dal Governo non parlano di una nuova 'manima' che avrebbe modificato il testo, nonostante il secondo Consiglio dei ministri che lo ha corretto, ma di un errore di drafting. O meglio, 'una dimenticanza degli uffici' che - assicurano - 'sarà corretta' già nel passaggio al Senato". La promessa di Di Maio è affidata al post scriptum: "Ovviamente in Parlamento modificheremo il testo". Chissà però se la maggioranza avrà i numeri necessari, ma soprattutto la voglia così diffusa tra i parlamentari, di correggere l'ultima "dimenticanza".

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