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"Quella porcata che piace da morire a Massimo Fini". Feltri lo demolisce: "Sei finito, adesso riposa in pace"

Maria Pezzi
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Massimo Fini è un uomo intelligente ma non sa di esserlo e spesso si comporta, quasi sempre, da citrullo. Ultimamente poi è diventato cieco - dice lui - cosicché ha perso di vista la realtà. Un paio di giorni orsono ha scritto sul Fatto quotidiano, che lo sopporta con generosità, un articolone in difesa del ministro Bonafede il quale pretende la soppressione della prescrizione, in modo che ogni imputato, perfino a distanza di un millennio possa essere condannato per un antico reato. Ciascuno ha le proprie idee sbagliate e se le tenga pure, chissenefrega. L' importante è che non diventino legge. Questa della soppressione della prescrizione non passerà mai per ovvie ragioni, e amen. Proprio poiché trattasi di una porcata, a Fini piace da morire e la propaganda quale toccasana, e lo fa con un vigore degno di miglior causa. Contento lui... Il problema è che egli se la prende con chi è contrario all' abrogazione non adducendo motivazioni serie. Semplicemente Fini afferma che solo chi è laureato in giurisprudenza è autorizzato a discettare in materia di diritto. Chi non esibisce una pergamena accademica che certifichi la specializzazione deve stare zitto e leggere o ascoltare le parole al vento sputate dai tromboni come Fini in quanto in salotto hanno appeso, bene incorniciato, il diplomino ottenuto da Pisapia. La gloria universitaria va riconosciuta, non c' è dubbio, però la licenza di parlare e agire non viene rilasciata dai cattedratici. Altrimenti Guglielmo Marconi, che non concluse neppure l' istituto tecnico, non sarebbe stato abilitato a inventare la radio, cosa che ha cambiato il mondo tranne il cervello avvizzito dell' editorialista in questione. Per non parlare di Benedetto Croce, un filosofo non dottore ma un po' più brillante di Fini, il quale pur non avendo frequentato la facoltà di filosofia, si è preso la briga di scrivere un libro di cavolate su Nietzsche senza conoscerne le opere né il pensiero. Per approfondire leggi anche: "Caro Feltri ti scrivo": il libro dedicato al direttore Segnaliamo inoltre al maestrino del Fatto quotidiano che Eugenio Montale e Salvatore Quasimodo, due Nobel, non erano laureati in lettere né in altra materia. Lo stesso dicasi di Grazia Deledda, la quale non superò mai l' esame di maturità. Per cui Fini con le sue teorie può tranquillamente andare a nascondersi. Mio figlio Mattia per fortuna non ha una laurea in giurisprudenza, eppure ciò non gli impedisce di discutere circa i problemi della giustizia con maggiore sensibilità rispetto al povero Fini, che non capisce nulla in questo campo ostico e complicato. Un' ultima considerazione scherzosa ma non troppo. Io dispongo di una laurea, tuttavia essa non mi autorizza a dare del pirla all' amico Fini benché egli abbia rivelato di esserlo a pieno titolo. Si metta il cuore in pace se ne ha uno ancora valido. Notarella conclusiva. Segnalo a Massimo che il suo direttore, Marco Travaglio, il quale a differenza di lui è un grande giornalista, da lustri discetta circa i problemi della giustizia nonostante sia laureato in storia. Non è un sacrilegio. La circostanza dimostra che Fini è finito o almeno sfinito. Riposi in eterno. di Vittorio Feltri

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