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Giuseppe Conte fa fuori Giovanni Tria, il retroscena. Ministro assente al vertice, "di lui non c'era bisogno"

Giulio Bucchi
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"Del ministro dell'Economia non c'è bisogno". Così Giovanni Tria è stato fatto fuori, letteralmente, dal vertice a Palazzo Chigi sulla manovra. Più chiaro di così: il tecnico è un corpo estraneo, con un piede fuori dal governo, visto che la sua principale preoccupazione, la legge di bilancio, è a carico ora del premier Giuseppe Conte (il mediatore con la Commissione Ue) e i dei suoi due vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i veri "padroni" politici dell'esecutivo. Leggi anche: "Con tutto il tatto possibile...". Il "golpe morbido" di Mattarella Il retroscena del Corriere della Sera contiene passaggi surreali. Tria giovedì pomeriggio arriva con largo anticipo, un paio d'ore prima, "e si chiude in riunione con il Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco e il capo del governo Conte". Ma quando il vertice comincia, Tria non c'è più. È proprio Conte a spiegarlo ai colleghi, con parole semplici e brutali: "Di lui non c'era bisogno". Di Maio minimizza: "Tria assente? Si parlava di emendamenti". La realtà è diversa: la rottura di giovedì arriva al culmine di settimane di tensione e sfiducia crescente, con Tria mandato allo sbaraglio in Europa e messo alla berlina dai colleghi dell'Ecofin, senza avere la forza politica né la convinzione personale per imporsi. "Finora ha fatto solo casino, cambiando versione mille volte e calando subito le braghe con Bruxelles", è la tesi di un anonimo esponente del governo. La decisione di dare pieni poteri a Conte, togliendoli di fatto dalle sue mani, ha fatto infuriare Tria. 

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