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Manovra, il leghista Dario Galli svela perché vuol cedere all'Europa: "Come li freghiamo"

Gino Coala
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Mentre nel governo continua il tira e molla su che cosa e quanto trattare con l'Unione europea per l'approvazione della manovra, lo spread registrato solo giovedì 6 dicembre ha riportato tutti con i piedi per terra, schizzando a 300 punti base e portando giù Piazza Affari di tre punti e mezzo. La pressione si fa insostenibile e, come riporta Augusto Minzolini sul Giornale, i primi a cedere per un atteggiamento più dialogante con l'Europa sono i leghisti. Leggi anche: Manovra, il retroscena sulla drammatica crisi di governo: Di Maio contro Conte, Tria se ne va Il più votato al compromesso sembra essere il viceministro allo Sviluppo Dario Galli che, seduto su un divano nel Transatlantico di Montecitorio, svela quel che in pochi se la sentono di dire: "Da noi se l'inverno è mite il Pil aumenta di diversi decimali, se è rigido scende di altrettanti. Se è così, è da pazzi fare una guerra di religione sullo 0,1, sui decimali. L'Europa vuole il 2%, l'1,9%? Facciamolo. Tanto quello che conta è il consuntivo e, in questi anni, lì il rapporto deficit/Pil è stato sempre più alto rispetto a quello che era scritto nella legge di bilancio".

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