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Manovra, Giuseppe Conte "chiude" con Juncker: deficit al 2%, ecco come seppellirà Luigi Di Maio

Giulio Bucchi
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Alla fine vince la linea di Giuseppe Conte: il deficit della manovra italiana per il 2019 scenderà dal 2,4% al 2,04%. La bilancia della mediazione tra il premier e il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, che ha incontrato per due ore a Bruxelles, pende clamorosamente dalla parte degli "euroburocrati". Matteo Salvini e Luigi Di Maio, decisamente bellicosi per molte settimane, nelle ultime ore hanno capito che questa era l'unica condizione per non crollare sotto il peso di una procedura d'infrazione pericolosissima. Reddito di cittadinanza e quota 100, ha assicurato il premier, restano nella manovra ma occorre ora vedere in che modo: probabile una partenza differita e una platea ridimensionata. Leggi anche: Manovra, l'indiscrezione di Bloomberg. Ecco i "veri numeri della resa" "Abbiamo aggiunto qualcosa sul piano delle dismissioni. Eravamo stati prudenti", ha spiegato Conte dopo l'incontro con Juncker. "Sono molto ambizioso, io sto lavorando per impedire la procedura di infrazione. Il dialogo è molto positivo". Ottimismo anche sulla crescita ("Sarà superiore alle attese") e sul debito ("quello strutturale calerà"). La mezza resa di Conte farà felice il ministro dell'Economia Giovanni Tria, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i mercati e i "signori dello spread", ma rischia di far risalire le tensioni interne tra Lega e M5s (il partito che più aveva spinto per la linea dura contro l'Ue). Chi dovrà fare più sacrifici, probabilmente sarà anche il primo a far saltare in aria il patto di governo. 

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