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Decadenza Berlusconi, Giunta: sì al voto palese

Silvio Berlusconi

Andrea Tempestini
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Dopo una vigilia di fuoco, in un clima tesissimo, attorno alle 9.15 di mercoledì mattina è ripresa la riunione della Giunta per il regolamento del Senato. Tutto apparecchiato per il voto palese sulla decadenza di Silvio Berlusconi da Senatore. E' arrivato l'ok anche di Linda Lanzillotta, vicepresidente del Senato di Scelta civica, che ha motivato la sua scelta spiegando che per la prima volta si è di fronte all'applicazione delle decadenza di un membro di Palazzo Madama, e non vi sono né norme né prassi interpretative che regolino il voto. Un buon motivo, secondo la Lanzillotta, per stravolgere il regolamento e impallinare Berlusconi. Furia Pdl - Il Pdl è sul piede di guerra. "Una pagina buia per le regole parlamentari". Cosi' Renato Schifani ha commentato la decisione della giunta. La giunta, ha spiegato il capogruppo del Pdl, "a maggioranza e con un voto deliberatamente politico, ha violato le regole in maniera surrettizia, con grave responsabilita' dello stesso presidente del Senato, per consentire al Pd e ad altre forze di imporre ai loro senatori un voto contro il leader del centrodestra. Si fa molto peggio che cambiare il Regolamento, lo si interpreta a uso e consumo del Pd per colpire con assoluta certezza Silvio Berlusconi". "La giornata di oggi non potra' non avere conseguenze. Daremo risposte concrete con il massimo della determinazione", ha preannunciato. "Il governo rischia" - E sulla stessa linea si schiera Augusto Minzolini che già parla di crisi di governo inevitabile: "Nel suo precipitare in una spirale giustizialista e condizionato dalla strumentalizzazione politica con cui sin dall'inizio si e' rapportato alla vicenda giudiziaria, o meglio alla persecuzione di Silvio Berlusconi, ormai il Pd - sostiene - e' sordo ad ogni richiamo garantista. Il partner di governo del Pdl - Forza Italia ha votato senza batter ciglio per l'adozione dello scrutinio palese sul voto per la decadenza del Senatore Berlusconi: un inedito esempio di incivilta'. In piu' sta completamente ignorando le motivazioni della Corte di appello di Milano, da cui emerge ancor piu' chiaramente quanto sia "contro" ogni regola del diritto utilizzare in termini retroattivi la legge Severino".   Anna Maria Bernini è ancora più esplicita: "E' impensabile che diamo i nostri voti per sostenere il governo di cui fa parte un partito, il Pd, che vuole decapitare il nostro leader Berlusconi", sottolinea. "E' una situazione di una gravita' inaudita, se ne trarranno le conseguenze. Nessuno puo' pensare che tutto questo non abbia effetto sui rapporti con il Pd, sara' inevitabile'', aggiunge. "Da oggi la legge non e' piu' uguale per tutti, in particolare per Berlusconi", conclude la senatrice del Pdl "Decisione inaccettabile" - Anche Mara Carfagna non ha accettato la decisone della Giunta: "Un'inaudita decisione contra persanam che ridicolizza i regolamenti parlamentari e calpesta le liberta'. La democrazia ha ammainato bandiera". "E' un momento oscuro per la democrazia. Si strappano i regolamenti e la Costituzione pur di colpire Silvio Berlusconi. Di fronte a questa vergogna, a palesi, clamorose, inaccettabili illegalita' le risposte sul piano del diritto e della politica sono doverose. L'aggressione a Berlusconi ha superato il livello tollerabile", afferma invece Maurizio Gasparri.  "Separare le vicende" - Se già le divergenze tra Pd e Pdl parevano inconciliabili, dopo la svolta della Lanzillotta la situazione pare sul punto di precipitare. Il Cavaliere, da par suo, continua a chiedere al governo di affermare la non retroattività della legge Severino. Enrico Letta, a distanza, ribatte al pressing del Cavaliere: "La mia risposta sta nel discorso che ho fatto alle Camere il 2 ottobre. Ho chiesto la fiducia, ho ottenuto largo consenso e in quella richiesta il pilastro è che l'Italia ha bisogno di ripresa, di un governo, e ci vuole separazione tra le singole vicende giudiziarie e l'azione dell'esecutivo". Così il premier su Radio Anch'io. Chiaro il messaggio: Letta non si oppone al voto palese. E così, ricompattando il Pdl, rischia davvero di cadere. Governo a rischio - Il fatto che le larghe intese siano appese a un filo, lo certifica anche l'ex Guardasigilli, Francesco Nitto Palma. L'azzurro, in un'intervista a La Stampa, spiega: "I senatori possono votare la decadenza in aula, ma poi sia chiaro chi mina la stabilità. Se sarà un voto politico, nessuno si lamenti delle conseguenze". Secondo Nitto Palma, presidente della commissione Giustizia del Senato, dopo la "novità" contenuta nelle nuove motivazioi della sentenza della Corte d'Appello di Milano, "bisogna reinvestire la Giunta".  

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