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Manovra, se non la approvassero in tempo? Lo scenario: addio Luigi Di Maio, perché l'occasione è enorme

Davide Locano
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È l'esercizio provvisorio il fantasma di questo Natale. Se il Parlamento non approva entro il 31 dicembre la Legge di bilancio, tutte le spese vengono congelate e non ci saranno né reddito di cittadinanza né quota cento. Piatto ricco per i mercati finanziari, pronti a scommettere sull' instabilità dell' Italia, e uno sbocco quasi certo: la crisi di governo. Con buona pace di Conte, Di Maio e Salvini. Ma se, invece che un fantasma, l' esercizio provvisorio fosse una benedizione per i conti pubblici e per tutti noi? Sul piano politico restituisce centralità al Parlamento, che nei quattro giorni che sono rimasti alla fine dell' anno tornerebbe a svolgere la propria funzione legislativa piuttosto che quella cui si è ridotto ultimamente, di inerme passacarte del governo. Leggi anche: Armando Siri, il leghista che massacra i grillini Sul piano economico permette di risparmiare tutti quei denari che verrebbero altrimenti spesi inutilmente per le misure propagandistiche di Movimento 5 Stelle e Lega. Con una accortezza, un decreto con un' unica misura dentro: il blocco dell' aumento dell' Iva. Le coperture trovate qua e là tra le pieghe del bilancio dello Stato verrebbero utilizzate per questo, mentre annullando reddito di cittadinanza e riforma della Fornero si riuscirebbe a mantenere un deficit allo 0,8% del Pil, quello previsto dall' ultimo Def prima della valanga gialloverde. Faremmo pace con l' Europa e con noi stessi, mettendo da parte le risorse per tagliare le tasse, e non di poco, il prossimo anno. Se la rivoluzione fiscale della Flat tax non è riuscita a Matteo Salvini quest' anno, ci sono invece tutti i presupposti per farla nel 2020. Onde evitare di doverci augurare un governo Cottarelli che proprio su Libero lunedì dichiarava: «Se fossi stato Premier avrei tagliato le tasse». A Natale siamo tutti più buoni e a Salvini può dunque essere perdonata qualche sbandata sull' economia, l' aver lasciato troppo spazio ai grillini con il decreto dignità e il reddito di cittadinanza, le misure manettare sulla giustizia e quelle pauperiste sul lavoro, ma da gennaio non si scherza più. E, per poter ricominciare, serve prima neutralizzare il disastro frutto della confusione e dell' improvvisazione degli ultimi mesi. Per questo il destino dell' Italia è nelle mani del Parlamento: se riesce a utilizzare bene gli ultimi giorni del 2018 può davvero cambiare le sorti dell' economia. La Camera dei Deputati, che l' 8 dicembre ha approvato una manovra finta, già sapendo che sarebbe stata cambiata, può farsi valere invece ora, prendendosi tutto il tempo necessario per studiare la versione finale della Legge di bilancio, discuterla e correggerla, come prevede la Costituzione. Se non si riesce a chiudere per il 31 dicembre sarà responsabilità dell' esecutivo che conosceva fin dall' inizio le scadenze ma si è ridotto all' ultimo momento. I mercati apprezzeranno il regolare svolgimento del processo democratico, fino ad oggi trascurato. Su questo il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha lasciato intuire: esercizio provvisorio significa che il governo cade. Ben venga, per farne uno di centrodestra, la cui coalizione il 4 marzo ha avuto la maggioranza dei voti e come auspica Silvio Berlusconi, oppure per andare alle elezioni. Meglio tardi che mai, prima che si facciano altri danni irreparabili all' economia e alle istituzioni e che il prezzo da pagare diventi troppo alto, come il commissariamento dell' Italia da parte dell' Unione Europea, che non è affatto scongiurato tra un anno o due. Se il ministro dell' Economia Giovanni Tria non è riuscito ad arginare la furia di Di Maio e Salvini, possono farlo ancora il Parlamento e le opposizioni, recuperando il loro ruolo centrale per la vita del Paese, restituendo agli italiani il diritto di vedere i propri quattrini utilizzati per servizi di cui si ha davvero bisogno, più efficienti e più veloci, e non per mance elettorali; per vedere ridotto il peso della burocrazia e delle tasse sulle proprie vite e le proprie aziende; per ricominciare a crescere e smettere di piangere. Dal Natale, in fondo, è questo che ci si aspetta. di Paola Tommasi

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