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Giovanni Tria, il raptus del ministro dopo l'ok alla manovra: "Ho vinto, adesso decido io"

Gino Coala
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Chi si aspettava di trovare il ministro dell'Economia Giovanni Tria sull'orlo di una crisi di nervi dopo settimane tesissime per la trattativa sulla manovra con Bruxelles dovrà ricredersi. Il ministro è apparso in queste ultime ore rilassato come non lo si vedeva da tempo, nonostante le voci sempre più insistenti delle sue imminenti dimissioni, in vista di un rimpasto di governo. Leggi anche: Rimpasto, il retroscena sull'addio di Savona: perché potrebbe andarsene da solo Di lasciare la scrivania di Quintino Sella, Tria non ha nessuna intenzione. Anzi, secondo un retroscena di Repubblica, sarebbe tanto ringalluzzito da alzare i toni con chi gli chiede cosa abbia intenzione di fare: "Io non mi dimetto - avrebbe detto - NOn esiste, nel modo più assoluto. Ho letto che è stato scritto, ma è una cosa che non esiste. ma poi, mi spiega perché dovrei andarmene proprio adesso?". Con la manovra approvata, dopo il placet faticosissimo incassato da Bruxelles, Tria porta a casa una sostanziale vittoria. Alla fine il ministro insomma ha avuto ragione: "Se è vero che sono il vincitore morale - si sarebbe sfogato Tria - a maggior ragione continuo a fare il ministro. Se me ne fossi voluto andare, l'avrei fatto tre mesi fa...". Certo le voci del rimpasto non si fermano neanche davanti alle sue rassicurazioni. La poltrona di Tria in fondo fa gola ai due azionisti del governo, Lega e M5s, in particolare al Carroccio che di candidati per occuparla ne avrebbe da Claudio Borghi a Giancarlo Giorgetti. Prima però, dovranno fare i conti con un rinvigorito ministro che ha nelle sue mani alcuni tra i provvedimenti più delicati per il futuro politico del governo. 

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