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M5s, la brutta storia di soldi sui grillini: "Perché nessuno si vuole candidare"

Gino Coala
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L' ultimo segnale è arrivato da un piccolo comune del savonese, Pietra Ligure, che certo non era una roccaforte grillina. Ad ottobre si è dimessa Annalisa De Luca, l' unica consigliera comunale del M5S, che già era subentrata al vero eletto, il candidato sindaco Giancarlo Cutturini, che aveva rinunciato dopo un paio di anni al seggio per ragioni lavorative e personali. A quel punto come è regola sarebbe dovuto subentrare il primo dei non eletti. Ed è iniziata una sorta di giostra. Il primo dei non eletti ha rinunciato a subentrare. Così il secondo, il terzo, il quarto. Un' ecatombe. Per fortuna l' ottavo - Franco Alessio - che alle elezioni aveva ottenuto più o meno le preferenze dei parenti stretti (6) alla fine ha accettato il posto. Leggi anche: Di Maio, il tragico futuro di un capocomico: cosa gli accadrà nei prossimi mesi Certo la durata del mandato sarà di una manciata di mesi (si rivota nella prossima primavera). Ma per gente malata di politica come di solito sono i militanti 5 Stelle questa serie di rinunce ha fatto una certa impressione. Così come gli annunci di non ricandidatura di molti eletti nei consigli comunali che verranno rinnovati nel 2019. Nessuno cerca più il bis anche se oggi ha ruoli di una certa importanza anche in città medio-grandi come sta accadendo per esempio a Bari. E il motivo di tanti no ha una spiegazione chiara: il limite massimo di due mandati elettivi che nel M5S è al momento ancora imperativo. Perché la regola è assoluta, e non ci sono nemmeno limiti temporali nella sua applicazione. GIGGINO IN SCADENZA Sulla carta per esempio se oggi andasse in crisi il governo nazionale e dovesse essere interrotta dopo un anno la legislatura del parlamento, di Luigi Di Maio non si sentirebbe più parlare: dovrebbe trovarsi un lavoro normale e se sfortunato mettersi in fila per ottenere il reddito di cittadinanza perché la carriera politica con quella maglia sarebbe per lui sbarrata, essendo già stato eletto alla Camera due volte consecutive. Per questo a Pietra Ligure tutti si sono sfilati: per pochi mesi da consigliere comunali ci si sarebbe giocati una delle due chances a disposizione, e tutti ambirebbero ad orizzonti più larghi. Per questo a Bari come in altre città alcuni consiglieri uscenti non cercano un secondo mandato: vorrebbero provare a correre per un a candidatura in lista alle europee, che se andasse bene garantirebbe la sicurezza di una legislatura intera davanti e ben di più in tasca anche con le regole grilline sulla restituzione. Non riuscisse il colpaccio a Strasburgo, resterebbe comunque ancora una chance a disposizione con le parlamentarie e siccome ben pochi scommettono sulla durata della legislatura attuale, meglio stare qualche tempo di più in naftalina che confinarsi in provincia. Non arrivando segnali di modifica del regolamento sul limite dei due mandati che molti speravano ci fosse per non chiudere il futuro politico a Di Maio, diventa per il Movimento 5 Stelle assai problematico formare le liste per le prossime amministrative. BASE IN SUBBUGLIO «È vero», conferma un deputato grillino meridionale di lungo corso, «anche se mi è difficile comprenderlo. Non capisco perché non sia attrattiva l' ipotesi di occuparsi e magare governare i problemi della comunità in cui si vive: il tuo paese e la tua città. A me sembra una delle cose più belle che si possano fare in politica. Ma con la storia dei due mandati nessuno vuole più giocarsi una carta così in basso. Sanno che ci sono più posti e buone chances sia alle europee che alle prossime politiche, e puntano direttamente lì. Sta diventando un tappo questa storia dei due mandati. Saremmo costretti a bruciarci Di Maio anche venisse giù il governo domani. E siccome l' unica risorsa alternativa che abbiamo pronta è Alessandro Di Battista, dobbiamo tenerlo in piazza per guidare la campagna elettorale per le europee, ma lì non può essere candidato perché altrimenti saremmo scoperti per il dopo Di Maio». Per la leadership in realtà Davide Casaleggio e Rocco Casalino stanno testando possibili alternative, inviando nelle trasmissioni tv i giovani che sembrano più promettenti, come Luca Carabetta (classe 1991) che sembra un Di Maio in provetta o come Michele Sodano, classe 1981 che riecheggia un pizzico Di Battista con il look più da sinistra movimentista. Ma ci vorrebbe tempo e rischia di non essercene. In ogni caso - mugugnano nei gruppi parlamentari grillini - la mancanza di una classe dirigente si è rivelata un tallone di Achille una volta al governo e ogni giorno scoppia un caso e arriva una nuova gaffe. Appena con il tempo si formano e impratichiscono, diventano tutti fuori uso, così si pesca dall' esterno e quelli in un mondo folle come quello grillino resistono poco, diventando una mina impazzita come sta accadendo anche ora alla Camera come in Senato... di Oscar Fenbich

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