Cerca
Logo
Cerca
+

Giulia Bongiorno e la rivolta dei sindaci: "Chi non sa governare punta a creare il Far West"

Maria Pezzi
  • a
  • a
  • a

«Sono entrata in politica con la Lega per un bisogno di regole chiare e perché è troppo semplice parlare sempre di diritti e mai di doveri. Se c' è una cosa che stanno facendo Matteo Salvini e questo governo è dire stop al lassismo e al disordine. Finalmente». Giulia Bongiorno sarebbe stata un perfetto ministro della Giustizia. Finora è stata molto attenta a non uscire dai confini del suo incarico, quello di titolare del dicastero per la Pubblica amministrazione. Ma l' assalto dei sindaci di sinistra al decreto Sicurezza deve avere cambiato qualcosa. Sarà che c' è Palermo di mezzo. Leoluca Orlando, il sindaco della sua città, sostiene che il decreto Sicurezza è «disumano e criminogeno» e si rifiuta di applicarlo. «Affermazioni estremamente violente, che abbinate all' annuncio di disapplicare la legge sono di una gravità inaudita. Chi rappresenta un' istituzione non può ignorare le conseguenze di quello che fa e dice». Leggi anche: "La disobbedienza civile non basta. Cosa ci vuole". Cacciari torna comunista Facile dirlo per lei, ministro leghista. «Non lo dico solo perché ritengo il provvedimento una cosa positiva. Lo dico perché, se ciascuno di noi decide di applicare la legge solo quando la ritiene valida e giusta, è il caos totale. Ho fatto l' avvocato e tornerò a farlo: sa quante volte mi sono trovata davanti a sentenze che ritenevo ingiuste? Il mio primo commento è stato sempre: dobbiamo rispettarle. Per le leggi è uguale. Dicono che il Far West è quello che vogliamo fare noi della Lega con la legittima difesa, ma il vero Far West è il loro: non pago il conto al ristorante perché lo ritengo troppo caro, schiaffeggio chi credo mi abbia fatto un torto per strada, non applico la legge che non mi piace». Luigi De Magistris dice che guiderà lui stesso l' operazione per fare approdare la nave della ong Sea Watch nel porto di Napoli. Non ci vede il desiderio di alzare il livello dello scontro, di creare una mobilitazione contro il governo? «Ci vedo il tentativo di alzare i toni per uscire dall' ombra. Palermo è in una situazione disastrosa, ci sono i rifiuti in mezzo alle strade. Napoli non mi sembra amministrata meglio. Quelle di Orlando e De Magistris sono provocazioni inscenate per spostare l' attenzione e ottenere un po' di visibilità. E magari proporsi come leader nazionali della sinistra, che al momento non ha nessuno in quel ruolo. Altre motivazioni possibili non ne vedo». Orlando, De Magistris e gli altri sindaci sostengono di difendere i principi della Costituzione. «Un principio essenziale della Costituzione è quello di legalità: siamo tutti sottoposti alla legge. E poi Orlando e gli altri sanno benissimo che ci sono procedure per fare dichiarare illegittima una legge dalla Corte Costituzionale, ammesso che questa dia loro ragione». Csm e Anm hanno già detto che il decreto Sicurezza confligge con la Costituzione. Con l' articolo 10, che garantisce allo straniero tutele e diritto d' asilo, e altri.  L' orientamento ideologico di molti giudici costituzionali lo conosciamo. Non teme che il provvedimento finisca mutilato o affossato dalla Consulta? «No. È un decreto coraggioso, impone regole forti ed evita che ci siano eccessi di discrezionalità. Chi scappa dalle guerre e dalle persecuzioni non solo continuerà a stare qui, ma avrà maggiori tutele di prima. E chi vuole restare fuori dalla legalità non potrà essere equiparato agli altri. Ma sarebbe un errore clamoroso credere che, siccome il provvedimento traccia una linea di confine chiara tra chi può rimanere e chi no, allora è in contrasto con la Costituzione. Chi fa paragoni con le leggi razziali non sa di cosa parla». Intanto il contratto tra voi e i Cinque Stelle si sta rivelando troppo vago in molti punti importanti. La prescrizione, ad esempio: il contratto dice che deve essere sottoposta a «una efficace riforma», per il ministro Alfonso Bonafede significa che essa deve essere cancellata. Glielo lascerete fare? «È vero, in questo caso la formula del contratto era molto ampia. Con l' attuale situazione dei processi penali, bloccare la prescrizione dopo la sentenza di primo grado dilaterebbe i tempi dei procedimenti stessi e farebbe saltare l' intero sistema. Abbiamo raggiunto una mediazione: il blocco della prescrizione si può fare solo assieme alla riforma del processo penale». Tra un anno il blocco della prescrizione entrerà comunque in vigore. È scritto nel decreto anticorruzione, già diventato legge. «Mi impegno personalmente: non c' è alcuna possibilità che quella norma entri in vigore se prima il processo penale non sarà stato profondamente riformato. Abbiamo chiesto e ottenuto garanzie: a novembre, se la riforma del processo non sarà stata fatta, chiederemo che il blocco della prescrizione sia differito». Il sospetto che i grillini abbiano tirato fuori il taglio degli stipendi dei parlamentari - altra cosa che non è nel contratto - per insabbiare la riforma della legittima difesa non vi è venuto? «Siccome sulla legittima difesa manca solo il passaggio parlamentare alla Camera e sul testo siamo tutti d' accordo, non ho dubbi che avremo la nuova legge entro febbraio. Finalmente si affermerà il principio per cui tra aggredito e aggressore lo Stato sta dalla parte dell' aggredito. Non ci saranno più processi agli innocenti». Si è presa il compito di riformare la pubblica amministrazione, dove i governi di sinistra hanno fallito. «Abbiamo adottato subito un approccio diverso. In sede di legge di bilancio ci sono sempre problemi di denaro e si finisce per tagliare le assunzioni. Così ha fatto la sinistra. Questo governo, per la prima volta dopo dieci anni, ha stabilito invece che nella pubblica amministrazione l' avvicendamento tra chi entra e chi esce sarà del cento per cento, dopo che nell' ultimo triennio sono entrati solo venticinque assunti ogni cento uscenti. Abbiamo istituito un fondo per assunzioni straordinarie che sarà utilizzato anche in settori strategici, come la giustizia e la digitalizzazione». La cosa più difficile è la riforma della dirigenza. Gli stessi manager pubblici sono ostili e il tentativo di Marianna Madia è stato bocciato dalla Corte Costituzionale. Lei che farà? «Prima di Natale il consiglio dei ministri mi ha dato la delega per scrivere la nuova legge. Il principio che voglio introdurre è che i dirigenti non potranno più darsi da soli gli obiettivi, né autovalutarsi. Sarà un organismo terzo a fissare gli obiettivi e dare i voti. Introdurrò anche la valutazione dell' utenza sull' efficienza e la cortesia del personale». Da avvocato che ha difeso tante vittime di violenze, che effetto le fa sapere che una partita ufficiale tra due squadre di calcio italiane si giocherà in uno stadio dove le donne non possono accedere nei settori dedicati agli uomini? «È inaccettabile. Capisco il rispetto della cultura altrui, ma queste sono cose preistoriche. Il 25 novembre e l' 8 marzo tutti parliamo della violenza sulle donne e poi, come se niente fosse, accettiamo che si vada a giocare in Arabia Saudita, alle loro condizioni. È su queste basi che nasce la violenza sulle donne: se considero la donna un soggetto inferiore, allora posso anche picchiarla e metterla al guinzaglio. Chi accetta una discriminazione ne diventa inevitabilmente complice». Avete tanti progetti, ma il pericolo che presto in Senato il governo non abbia più i numeri è reale. Quale è il vostro piano B? «Non c' è nessun piano B. Confido che continueremo ad avere la maggioranza. Certo, la Lega è molto compatta: spero che riescano ad esserlo anche i nostri alleati».  di Fausto Carioti

Dai blog