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Decreto sicurezza, la Regione Umbria ricorre alla Consulta contro la stretta di Salvini sui migranti

Gino Coala
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Arriva dalla Regione Umbria l'ultima ribellione contro il decreto sicurezza di Matteo Salvini, con il primo ricorso alla Corte costituzionale. Dopo la rivolta dei sindaci lanciata dal primo cittadino di Palermo, Leoluca Orlando, è il turno della presidente dem Catiuscia Marini, che ha fatto votare dalla sua giunta il ricorso alla Consulta contro il decreto già firmato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in nome della "tradizione millenaria di civiltà del popolo umbro - ha detto la presidente - improntata ai principi di convivenza pacifica e solidarietà, sempre vicina a chi ne ha bisogno. Questa è la terra di San Francesco e San Benedetto - ha poi aggiunto la Marini - è la terra della spiritualità che si è fatta accoglienza. Ai nostri valori ispirati alla Carta costituzionale e alle convenzioni internazionali di salvaguardia dei diritti dell'uomo non rinunciamo".  La Giunta regionale ha inoltre deliberato di avviare il percorso per l'approvazione di un disegno di legge "salva-regolari" che mantenga inalterati, a garanzia di tutta la comunità regionale e in attesa del giudizio della Corte, i diritti sociali ed umani garantiti nel nostro territorio regionale a quegli stranieri entrati regolarmente in Italia e che ora sono stati privati delle proprie legittime aspettative dal decreto sicurezza. Altri ricorsi erano stati annunciati dal presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, e da quello del Piemonte, Sergio Chiamparino, ma quello umbro sarebbe il primo atto amministrativo contro il decreto del ministero dell'Interno.

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