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Matteo Salvini, i grillini dissidenti con i giudici: vogliono farlo fuori, Luigi Di Maio impotente

Davide Locano
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Un' altra busta, ma con un esito diverso. Il 1° novembre, Matteo Salvini mostrò in diretta Facebook la richiesta di archiviazione della procura di Catania in relazione al caso della nave "Diciotti". Ieri, dopo la decisione del tribunale dei ministri di rigettare quella decisione, il ministro dell' Interno ha condiviso sul social network anche la richiesta di autorizzazione a procedere nei suoi confronti in relazione al trattenimento dei migranti a bordo. «Sono stati rapidi...», è uno dei tanti affondi che il "capitano" riserva ai tre giudici - nel corso della diretta li cita tutti, con nome e cognome, e alla fine gli manda pure «un bel bacione, un abbraccio» - che lo vogliono condannare fino a quindici anni di carcere per sequestro di persona aggravato: «Neanche fossi uno spacciatore o uno stupratore». «Rapidi» perché la pronuncia del collegio è del 7 dicembre, ma al Viminale la comunicazione è arrivata ieri. Ma non è certo sui tempi che Salvini basa la sua "difesa". In cravatta e camicia bianca, con il tavolo pieno dei dossier del momento - «ma qualcuno vuole impegnare il mio tempo in altro modo» - il capo del Viminale cavalca il "regalo" in arrivo da Catania. Quelle «tre paginette», come le definisce sprezzante, gli consentono di battere i tasti che più gradisce: la difesa della Patria «sacro dovere del cittadino, soprattutto se è un ministro»; la rivendicazione del proprio operato per la protezione dei confini e l' ingresso indiscriminato dei migranti. «Io non cambio di un centimetro il mio modo di agire». L' accusa di aver bloccato la procedura di sbarco a Catania, per Salvini è una medaglia: «Lo rivendico, sono pronto all' ergastolo. E mi dichiaro colpevole anche per i mesi a venire. Io non mollo». Nel senso che non saranno certo tre giudici estratti a sorte a cambiare la politica dei "porti chiusi", a partire dal destino della Sea Watch 3: «Vada in Olanda, in Francia, in Germania, ma non qui. Se ne faccia una ragione». Il video, che inizia con un bel «ci risiamo» rivolto ironicamente alle toghe, sfonda il muro delle 600mila visualizzazioni. Su Twitter, l' hashtag #salvininonmollare balza in testa ai "trend topic". Altra benzina in vista delle Europee, con l' iter giudiziario che, dosando sapientemente i tempi in Senato, potrebbe arrivare a conclusione a ridosso delle urne. «Sono sicuro del voto dei senatori della Lega», dice sibillino il "capitano" con la mente al dibattito parlamentare. I dissidenti di M5S, infatti, affilano la armi. Si sono già levate, ostili a Salvini, le voci dei "ribelli" Fattori, Nugnes e Airola, che chiedono al gruppo di votare a favore dell' autorizzazione, come avvenuto in casi analoghi. Un bel problema per l' imbarazzato Luigi Di Maio, stretto tra la necessità di salvare l' alleato e quella di non alimentare lo scontento interno: «La speranza è che Salvini rinunci all' immunità». di Tommaso Montesano

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