Antonio Padellaro, l'intervista a Libero: "Perché il governo Lega-M5s non può durare"
«Con i grillini hanno fatto un giro di valzer, ma non è affatto detto che a Di Maio e soci ne sarà concesso un secondo. Inutile appendersi a ragionamenti da partito socialdemocratico, le elezioni in Abruzzo sono un segnale che il voto d' opinione è rimasto deluso da Cinquestelle ed è in cerca di altri lidi. Dubito che in Sardegna tra sette giorni l' esito sarà diverso». Leggi anche: Diciotti, i grillini salvano Salvini: no al processo per il vicepremier leghista Perché M5S ha perso forza attrattiva? «Dopo gli anni del vaffa-day, la protesta anti-casta tout court, il forte richiamo alla legalità, volti nuovi al posto delle solite vecchie facce, l' idea di presentare la squadra di governo prima del voto e quella di far restituire allo Stato dai parlamentari una parte dello stipendio, cosa che non si era mai vista prima, avevano portato molto consenso, permettendo al Movimento di andare oltre lo zoccolo duro e attirando consensi da sinistra e recuperando parte degli astensionisti. Ma alla prova del governo i grillini hanno deluso il loro nuovo elettorato, gente che chiedeva stabilità e una serie di misure per evitare la crisi ma si è ritrovata gli strilli di Di Battista, i gilet gialli e un reddito di cittadinanza che per ora presenta più incognite che altro». Perché il M5S sta facendo del no all' Alta Velocità la linea del Piave? «È una battaglia identitaria, i no-Tav esistevano prima ancora che nascesse M5S e ne hanno favorito il successo in Piemonte. L' opposizione all' Alta Velocità mette insieme elementi fondativi del Movimento, come l' ecologismo, la decrescita felice, il no agli sprechi: in un momento di difficoltà come questo è difficilissimo per i grillini mollare sul punto, al di là dei costi-benefici dell' opera, argomento nebuloso». Sono in difficoltà e tornano alle origini, ma non è come ammettere di aver fallito la prova del governo? «Certo, retrocedere nella propria riserva indiana è una sconfitta. Il Movimento sconta la propria contraddizione: è nato forza di opposizione ma ora che è al governo deve cambiare registro. M5S non riesce a dimostrare buonsenso e a rassicurare gli elettori, che vogliono sapere se questo Paese sarà modernizzato e avrà mai nuove infrastrutture. Non basta dire no alla Tav perché è più utile la Roma-Pescara, come ha sostenuto Di Maio in campagna elettorale in Abruzzo, perché la gente sa che è una boutade, in realtà tu dici no alla Torino-Lione ma non stai progettando nessuna ferrovia in Centro Italia. E il Ponte Morandi è ancora lì che aspetta». Non fai sconti, direttore, ma secondo il Fatto Quotidiano i Cinquestelle non sono il meno peggio? «Il contratto di governo era l' unica soluzione possibile per uscire dall' impasse politico, ma inevitabilmente ha messo in competizione Salvini - non la Lega, che in questo momento è un' astrazione, perché esiste solo il Capitano - con M5S. E questo confronto l' ha vinto Matteo, tant' è che in Abruzzo si è preso il 15% degli elettori grillini delusi». I motivi della vittoria di Salvini? «A parte aver condotto con efficacia, e in maniera volutamente brutale, la lotta agli immigrati clandestini, il leghista, rispetto al collega vicepremier grillino, ha il grande vantaggio di avere un partito compatto dietro. In Cinquestelle invece chi comanda? Di Maio, Di Battista, Fico? Sotto certi aspetti mi ricordano il Pd pre-renziano, dove ognuno diceva la sua e si capiva poco. Avere 4-5 opinioni diverse all' interno danneggia un partito agli occhi degli elettori, che hanno bisogno di certezze». Cosa ne pensi dell' idea dei grililni di far decidere da un referendum su internet se votare sì o non al processo a Salvini? «Lo spiega bene sul Fatto Marco Travaglio. Dire No, con la sponda del giureconsulto Giarrusso, e della piattaforma Rousseau rappresenta per M5S una specie di suicidio assistito per il quale pagheranno un prezzo salatissimo d' immagine e credibilità. Dire Si rischia di mettere in crisi il governo perche Salvini dovra subire oltre al processo la reazione di chi nella Lega e nel centrodestra tutto considera i grillini una iattura di cui liberarsi al piu presto. Per il M5s un casino comunque. Perdere le poltrone o perdere la faccia? Conte, Di Maio e Toninelli dovevano pensarci prima, quando hanno permesso al ministro degli Interni di fare come gli pareva. Autodenunciarsi ora fa un po' ridere». Il barometro di Antonio Padellaro non segna buon tempo per Cinquestelle. Il fondatore e primo direttore del giornale più grillino, e meno salviniano, d' Italia, attuale nume tutelare del quotidiano di Travaglio, ha un approccio pratico e una visione per nulla ideologica dei guai di Di Maio e delle fortune del suo alleato e competitor leghista. Per Cinquestelle, vede una sola via percorribile: strutturarsi in partito, non arrivare a rispedire Di Battista in Guatemala, come gli suggerirebbe Libero, ma rendersi conto che in un M5S di governo lui c' entra davvero poco e non è il caso farne l' uomo immagine, e appena possibile staccarsi dall' abbraccio mortale con la Lega. «La decrescita felice non è più uno slogan vincente: il Movimento o mette la crescita come una priorità, imbocca subito la strada del partito di governo e stringe i rapporti con i ceti produttivi, oppure ha perso la battaglia. La domanda è se non sia già troppo tardi e il vantaggio di Salvini sia ormai incolmabile». Finirla con l' ossessione anti-Casta per diventare partito di governo a tutti gli effetti rischia di essere una mossa suicida per M5S? «L' alternativa, ovverosia tornare sulle barricate, castra ogni possibilità di sviluppo futuro del Movimento. L' Italia ormai si è lasciata alle spalle la sbornia di rivoluzione e rancore che ha fatto le fortune grilline. Il Pd, Berlusconi e tutti quelli che c' erano prima se ne sono andati. Il Paese non ha più bisogno di essere eccitato, cerca una guida, e Salvini si sta muovendo meglio dei grillini, si propone come colui che risolve i problemi, anziché l' uomo del no. Guarda anche il rallentamento che ha imposto al tema del sovranismo e ai rapporti con i Paesi dell' Est. Non picchia, applica lo slogan "prima li impaurisci, poi li conquisti, infine li rassicuri". Non trovi strano che abbia incontrato lui i pastori sardi mentre Di Maio, ministro dello Sviluppo, anziché fare il diavolo a quattro, sta zitto? È una cosa senza precedenti nella storia del Paese». Veramente quello che ci ha fatto la figura peggiore è Conte. Forse ha ragione l' Europa, il nostro premier non sarà un burattino ma, a dispetto del nome, non conta granché «Resta uno ricevuto con tutti gli onori da Trump e Macron e che parla a tu per tu con la Merkel. Poi certo, tutti sanno che la sua vera forza è l' asse con Mattarella, che ha bisogno di lui come garante della stabilità». Quanto dura il governo? «Per M5S è questione di vita o di morte arrivare alle Europee, per questo voteranno contro l' autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini, anche se sarà dura farlo digerire al loro mondo. E anche al leghista non conviene strappare: è il primo caso di un partito di governo che raddoppia i consensi mangiandoli all' alleato, chi glielo fa fare di smettere? Dopo le Europee però sarà tutta un' altra storia: Salvini supererà M5S e dovrà decidere cosa fare da grande. Anche se dovesse prendere il 35%, il leghista avrà chiaro che non può governare da solo, ma contemporaneamente i grillini sconfitti non potranno continuare a riproporre al proprio elettorato un' alleanza penalizzante». E quindi, si vota, governo tecnico, che altro? «La cosa che semplificherebbe, in positivo, il quadro sarebbe la ricomposizione di un centrodestra, stavolta a guida salviniana, e un' attrazione tra M5S e il nuovo Pd a guida Zingaretti». Ma Salvini non vuole governare con Berlusconi «Il 51% gli italiani non l' hanno mai dato neppure a Berlusconi. Matteo dovrà scegliere il male minore: un Silvio non più king maker ma socio di minoranza, come la Meloni, o perpetuare l' alleanza con M5S, che però porta all' immobilismo, come si sta vedendo ora sulla Tav, l' economia, il taglio delle tasse. Ma se uno resta immobile, il consenso se ne va, e questo Salvini lo sa. Un Berlusconi debole per Matteo è meno pericoloso di M5S, anche perché i grillini ora sono sotto botta, ma se superano decorosamente lo scoglio delle Europee, poi saranno meno docili». E il Pd può allearsi con M5S dopo tutte le botte che si sono dati? «Il problema non è tra i vertici, che sono pronti al dialogo, ma tra gli elettori, che hanno inscenato in questi mesi una guerra civile, dopo la quale è difficile rimettere insieme i cocci». In ogni caso, Di Maio è morto? «Se, come sembra, c' è l' intenzione di Casaleggio di sospendere il tetto dei due mandati per ricandidarsi, significa che Di Maio ha vita». Questo è un altro tabù che crolla: gli elettori perdonerebbero? «Eh, tanto devono perdonare». Andiamo alla cronaca spicciola: allora sei convinto, M5S non farà processare Salvini? «Ma non sarebbe neppure giusto farlo processare: quella di non far scendere gli eritrei è stata una scelta politica, anche se umanamente pessima, non ci sono reati. Se fai processare Salvini per un' accusa così debole vai incontro all' effetto boomerang: praticamente gli fai la campagna elettorale e lo lanci verso il trionfo. Bene hanno fatto i grillini a dire che la decisione di vietare lo sbarco è stata collegiale, anche se tutti sanno che l' ha presa solo il Viminale». Il reddito di cittadinanza è un autogol per M5S? «La lotta alla povertà è giusta, ma questo salario grillino è nebuloso. Il meccanismo è complicato, addirittura inquietante, si presta a truffe e iniquità e l' unica certezza per ora è che i centri d' impiego non hanno mai funzionato. E poi il lavoro, se non c' è, non lo crei con i navigator, che saranno i soli a trovare occupazione grazie al reddito di cittadinanza. M5S doveva limitarsi a rifinanziare il reddito d' inclusione del Pd, che in modo masochista l' ha fatto senza mai attribuirsene il merito. Per marcare la differenza dai Dem, i grillini si sono inventati un' altra cosa che però rischia di non stare in piedi e non piace alla maggioranza degli elettori». Pur di fermare la Tav la relazione degli esperti sui costi e benefici è arrivata a fare l' elogio dell' anidride carbonica e delle tasse sul carburante «Quella è una questione politica, non tecnica, su cui M5S si gioca il futuro: forza di governo o di decrescita. Se non fai la Tav, devi fare altro, gli elettori, anche grillini, non vogliono un Paese fermo». Con l' autonomia come finirà? «Per ora hanno creato la cornice. Se sarà dipinto astratto o secessionista dipende anche qui dai risultati della Lega alle Europee. Certo le regioni ricche del Nord stanno salutando lo Stato unitario. Vedrai che al Sud i neoborbonici rialzeranno la testa». Quanto pesa nella crisi di M5S il fallimento della Raggi? «Non crocifiggiamola. È evidente che quando si è candidata non aveva la minima idea del casino in cui si andava a ficcare. Ma governare Roma è inutile, oltre che difficile, per citare Mussolini. Il punto è l' intera classe dirigente di M5S, che è tecnicamente e come esperienza inferiore a quella leghista, la quale amministra, e bene, tutto il Nord, portando un valore aggiunto al partito. Molti elettori meridionali si sono convinti a votare Salvini anche vedendo come funzionano Lombardia e Veneto». Salvini è al massimo del consenso: non rischia l' ubriacatura mediatica e di potere, come Renzi? «Il consenso è volubile e il rischio c' è sempre, specie se l' economia, come sembra, inizierà ad andare male e le riforme annunciate restano al palo. Però Salvini ha un grande vantaggio rispetto a Renzi: si può arrivare a odiarlo, ma non è antipatico, come non lo era Berlusconi, e te lo dico io che ho fondato un quotidiano che si fondava sull' antiberlusconismo. Il Matteo fiorentino invece credo risulti antipatico pure a se stesso». Quindi sbagliava chi vedeva in Renzi l' erede di Silvio? «Il Nazareno non tornerà mai e il Partito della Nazione non ha mai avuto possibilità di esistere. L' erede di Berlusconi è Salvini: in lui l' elettorato del Cavaliere, che nel Paese è sempre stato maggioranza, ha ritrovato ogni riferimento». di Pietro Senaldi