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Elena Fattori manda a casa Luigi Di Maio: "Dovrebbe fare una cosa sola. Ecco come ha ridotto il M5s"

Giulio Bucchi
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Non avrà preso bene, Elena Fattori, la svolta autoritaria di Luigi Di Maio. Il vicepremier si è autonominato capo politico del Movimento 5 Stelle per i prossimi 4 anni, poche ore dopo aver letto (si presume) l'intervista al Corriere della Sera della senatrice tra le più dure esponenti della fronda grillina. "Di Maio dovrebbe concentrarsi a fare una cosa sola: rinunciare a uno dei suoi incarichi. O fa il ministro o il capo politico", spiegava la Fattori all'indomani del disastro alle regionali in Sardegna. Come non detto. Leggi anche: "La leadership di Di Maio ora è in discussione". Da godere, esplode il M5s "Fare il capo non significa fare il boss. La leadership è una cosa complessa. Bisogna impegnarsi a fondo, conoscere le persone, mediare. È un'arte", spiega la Fattori, secondo cui fino a oggi Di Maio "da capo politico non ha fatto nulla, tranne le campagne elettorali", denunciando il distacco crescente tra le scelte sul territorio e l'azione di governo. Dal punto di vista politico, l'accusa della Fattori è pesantissima: "Si è creato un bipolarismo destra e sinistra, dove i 5 Stelle invece di darsi una connotazione autonoma, si sono accodati alla destra. Quando, invece di trascendere realmente gli opposti ti schieri, allora la gente sceglie l'originale e non certo la costola della destra". E alle elezioni europee, avverte la senatrice "rischiamo di finire con la peggiore destra identitaria europea".

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