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Giuseppe Conte, il retroscena: "Me ne occupo io". Come rischia di far saltare in aria Di Maio

Giulio Bucchi
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È la "mediazione" tanto annunciata sulla Tav, e Giuseppe Conte promette: "Me ne occuperò personalmente". Sarà il premier, insomma, il garante per il governo e per la Francia sulla realizzazione dell'alta velocità Torino-Lione, ma la situazione è tutt'altro che risolta.  Leggi anche: "Pronti a sfiduciarlo". Di Battista e Grillo, c'è già il piano per far fuori Di Maio "Non possiamo bloccare un'opera come la Tav, ma indubbiamente la si può sottoporre ad una revisione e me ne occuperò personalmente", avrebbe spiegato Conte agli alleati secondo molti retroscena. La "revisione" consisterà in una Tav più "leggera", meno costosa e meno invasiva per il territorio, in modo da sgravare un po' di responsabilità dalle spalle del Movimento 5 Stelle, il partito più vicino ai No Tav e che sul "no" a questa e ad altre grandi opere si è giocato faccia e voti in campagna elettorale. La strada però è strettissima e infatti i grillini, anche se con le rassicurazioni del premier, sono sempre sull'orlo del precipizio. Non è un caso che il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, incassato lo smacco di una contro-analisi costi-benefici più favorevole ai lavori, con conseguente sblocco degli appalti e bandi di gara, abbia commentato con finta calma: "Se partissero non mi preoccuperei, si possono annullare entro sei mesi". In realtà l'impressione è che Conte cerchi di allungare i tempi, annullando i rischi di un referendum in Piemonte (che potrebbe sancire la sconfitta definitiva della linea politica grillina) e rinviano tutto a dopo le elezioni europee, il vero discrimine della lotta interna tra Lega e M5s. 

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