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Matteo Renzi, Pietro Senaldi e i quattro sospetti sui giudici e le indagini ai genitori dell'ex premier

Gino Coala
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Il Tribunale del Riesame ha revocato gli arresti domiciliari per il padre e la madre di Matteo Renzi e chi ci capisce qualcosa è bravo. Tre settimane fa i genitori dell' ex premier, caso unico nella storia d' Italia, erano stati costretti in casa e giusto la settimana scorsa il giudice per le indagini preliminari, dopo averli interrogati, aveva confermato il provvedimento restrittivo. La misura cautelare mirava a scongiurare la perpetuazione del reato per il quale la coppia è accusata, ovverosia bancarotta e false fatturazioni. In pratica, secondo gli inquirenti babbo Tiziano e mamma Lalla sarebbero specializzati nel fondare società, spogliarle degli utili e poi farle fallire, intestandole a terzi compiacenti. Leggi anche: Tiziano Renzi e Laura Bovoli, revocati gli arresti domiciliari: la stangata per i prossimi otto mesi Non ci ergiamo a giudici dei signori Renzi, per i quali, come per il loro figliolo, non abbiamo mai nutrito particolari simpatie. La giustizia farà il suo corso. Nel frattempo ci facciamo qualche domanda, giacché come funzionano le cose nelle aule dei tribunali è interesse di tutti noi cittadini, che un giorno potremmo trovarci, a torto o a ragione, ad avere a che fare con carte processuali che ci accusano. Per inciso, da babbo Renzi e signora non compreremmo un' auto usata, e neppure un triciclo, però nella vicenda del loro arresto ci sono quattro interrogativi ai quali non riusciamo a rispondere e che ci inducono a ritenerli vittime di un gioco più grande di loro. Com' è possibile che solo fino a ieri i due arzilli settantenni fossero da ingabbiare quali Bonnie e Clyde di Rignano sull' Arno per porre freno al loro agire delinquenziale mentre oggi, che nulla è cambiato, meritano la libertà e non sono più ritenuti pericolosi? Che senso ha, in un' inchiesta che si trascina da tempo e andrà avanti un altro paio d' anni, imporre gli arresti per tre settimane agli imputati? Quante volte Tiziano e Lalla, già assolti a Genova dalla medesima accusa, benché riferita a un' altra società, verranno incriminati per lo stesso reato? Perché i due fanno impresa da quarant' anni ma hanno iniziato ad avere problemi con la magistratura soltanto da che il figlio ha cominciato ad avere successo in politica? Non siamo inquirenti né esperti di diritto, ma di giustizia mediatica, nostro malgrado, sì. La richiesta d' arresto per i coniugi Renzi risaliva a mesi fa ma i due sono stati arrestati un attimo prima che si tenessero le primarie del Pd, nelle quali l' ex premier aveva i suoi begli interessi, e liberati cinque giorni dopo il loro esito. Guai a pensar male, però lo sputtanamento per Matteo nei confronti della base dem è stato considerevole e il provvedimento liberatorio di ieri non rimedia alla caduta d' immagine e al danno fatto. In attesa che Tiziano e Lalla siano sentenziati, tracciamo un temporaneo bilancio della vicenda. La giustizia spettacolo che ha prima ingabbiato e poi liberato l' anziana coppia è riuscita nell' impresa di renderci più simpatico Renzi e di fargli guadagnare perfino la solidarietà di Salvini, che ha vinto le scorse elezioni andando per tutta Italia ad affermare che il Pd renziano faceva schifo. In compenso, l' immagine internazionale del nostro Paese, che la sinistra ritiene compromessa se appare una scritta razzista su un muro o se il governo non fa sbarcare dei clandestini, ha subìto un' altra botta. Soprattutto, ha perso ancor più credibilità l' azione della magistratura quando si occupa insistentemente dei politici, contraddicendosi e tenendo in sospeso la vita del Paese. A proposito, l' altro giorno hanno indagato per corruzione Berlusconi. Sarà la trentesima volta, ma per condannarlo e cacciarlo dal Parlamento hanno dovuto prima attribuirgli l' evasione fiscale di una società dove il Cavaliere non aveva cariche e i cui amministratori sono stati invece tutti assolti e poi applicargli retroattivamente la pena. Sono trent' anni che, fuori dal Palazzo, non beccano un criminale. In compenso chi lavora o si difende dalle aggressioni è passato al setaccio. Forse sarà anche per questo che la gente, malgrado ci siano ogni anno meno reati, si sente sempre più insicura. di Pietro Senaldi

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