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Alessandro Di Battista, il ricatto dal M5s: "La Lega non si discute: sennò te ne vai"

Gino Coala
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Bastava guardarli insieme Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista per capire che il tempo delle mele nel Movimento cinque stelle era bello che finito. Dalle immagini surreali della gita in macchina a Strasburgo, passando per i viaggi in treno tra l'Abruzzo e il Lazio, quando hanno scoperto che i collegamenti ferroviari nel Centro Italia fanno pena, era sempre più chiaro che il Che Guevara della Tuscia non avesse più niente a che fare con il governativo Giggino, ormai vicepremier che non può certo dare addosso al governo, visto che ci fa parte e deve restarci con la Lega di Matteo Salvini. Leggi anche: Di Battista, lo strappo definitivo con il M5s e Casaleggio: rifiuta l'invito, che fine ha fatto Di Battista è sparito per la logica conseguenza delle cose, la sua strada e quella del Movimento si sono drasticamente divise, come conferma al Corriere della sera una delle figure di maggiore esperienza nel M5s che fa raccordo tra i gruppi parlamentari e la Casaleggio: "La situazione si può recuperare, vediamo che cosa succede nelle prossime settimane, se Alessandro deciderà di tornare a darci una mano in campagna elettorale. Certo, la linea è decisa e la conosce pure lui, per ora nessuno può mettere in discussione né Salvini né la maggioranza con la Lega. Se decidesse di tornare a fare campagna elettorale accettando queste regole d'ingaggio, ovviamente esordirebbe dicendo che tutte le notizie sulle ruggini tra lui e Di Maio erano inventate...". Nel frattempo dalla Casaleggio hanno rimesso mani allo Statuto, piazzando Di Maio come tesoriere e soprattutto fondatore, relegando anche Beppe Grillo al ruolo senza funzioni reali di "garante". A Di Battista va anche peggio, perché il suo nome non appare neanche per sbaglio sui documenti ufficiali. Il suo personaggio non serve più, anzi al momento farebbe solo danni.

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