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Matteo Salvini, il sondaggio: immigrazione, dove la Lega raddoppia i voti

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Maria Pezzi
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Prima hanno detto che il suo decreto sicurezza, che limita il riconoscimento dello status di profugo solo a chi ne ha davvero diritto perché in fuga da guerre e persecuzioni, avrebbe moltiplicato i clandestini e i reati degli immigrati. Ma è accaduto l' opposto. Poi l' hanno accusato di essere un nazista perché ha sgomberato i centri d' accoglienza dove prosperava la criminalità organizzata e hanno profetizzato che avremmo avuto migliaia di migranti diseredati per le strade della nostra città. E anche questa si è rivelata una baggianata. Nel frattempo gli hanno dato del sequestratore perché ha impedito di sbarcare per quattro giorni a profughi a cui aveva salvato la vita in mare, anche se, una volta scesi dalla nave, essi avrebbero dovuto restare cinque giorni rinchiusi per essere identificati. Quando infine il successo della sua politica migratoria è diventato innegabile, l' hanno tacciato di non lavorare, cronometrandone i tempi di permanenza al Viminale, come se un ministro per dimostrarsi efficiente dovesse timbrare il cartellino. Per attaccare Salvini la sinistra non sa più cosa inventarsi, così si è rinchiusa in se stessa ed è tornata a marciare per lo ius soli e l' accoglienza indiscriminata, rispolverando gli slogan e i temi che ne hanno determinato la sconfitta alle elezioni Politiche dell' anno scorso. Solo che la strategia minaccia di portare a esiti ancora più disastrosi. Prima che il leader leghista diventasse ministro dell' Interno infatti, Boldrini, Strada, Gentiloni, Bonino e compagni potevano affermare che proporsi di regolare l' immigrazione, in modo da accogliere solo le persone di cui abbiamo bisogno, era come tentare di fermare il mare con le mani. Non c' era la controprova. Oggi sappiamo che anche noi possiamo avere una politica rigorosa - anche se la parola più corretta sarebbe normale - dell' accoglienza, proprio come i nostri partner europei, dalla Francia alla Spagna, alla Germania, e le più grandi potenze economiche mondiali, Stati Uniti, Cina, Australia, Russia, Giappone. Grazie al ministro dell' Interno è crollata l' eccezione italica, che ci rendeva meta sacrificale di tutti i diseredati dell' Africa e del Medio Oriente. Per approfondire leggi anche: Sondaggio Pagnoncelli, campanello per Salvini Se la Lega, almeno stando ai sondaggi ha raddoppiato i voti e dal 4 marzo a 2018 a oggi ha vinto tutte le elezioni che si sono tenute, malgrado non abbia mantenuto, causa carenza di denaro in cassa, la promessa di tagliare le tasse a tutti, si sia piegata ai grillini su reddito di cittadinanza e decreto dignità e non si sia ancora riuscita a imporre sull' Alta velocità e lo sblocco dei cantieri aperti in tutto il Paese, il merito è principalmente dei successi di Salvini sull' immigrazione. Sul tema il ministro ha dimostrato che ci stavano raccontando un sacco di fregnacce e che gli immigrati, più che arricchire il Paese, erano funzionali a riempire le tasche degli scafisti e delle organizzazioni umanitarie che ne gestivano l' accoglienza. Ma l' altro grande merito di Salvini è aver fatto emergere e legittimato il pensiero della maggioranza silenziosa degli italiani, che anche se spesso nel privato sanno essere generosi e accoglienti con lo straniero che se lo merita, nel pubblico pretendono che lo Stato li faccia sentire protetti dalle insidie dell' immigrazione, anziché calare le brache di fronte a chiunque arrivi, badando ai diritti dell' ultimo venuto prima che a quelli di chi qui vive e paga le tasse da generazioni. Il segreto del consenso di cui gode il leader leghista al momento sta nella capacità di ascolto e nella coincideza tra i desideri e le opinioni degli elettori e la sua azione politica. A differenza della sinistra, ma anche dei grillini, non pretende di piegare il Paese alla propria ideologia ma cerca di guidarlo assecondandolo fin dove questo è possibile. Vinta la partita sull' immigrazione, ora ha davanti quella economica sui numeri. E la sfida sarà difficile anche perché su questo, ahinoi, i grillini pretendono di dire la loro. di Pietro Senaldi

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