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Giorgia Meloni a Pietro Senaldi: "Così obbligherò Salvini a mollare Di Maio. Matteo sa bene che..."

Giulio Bucchi
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Tre attacchi in una settimana. Il primo arriva dalla sinistra, con l' ex ministro Calenda, energumeno non tascabile, ex montiano di ottimi natali, che prende a pretesto una sua svista su internet per definirla «la versione burina del Ku Klux Klan», e si becca una querela. Il secondo arriva dall' alleato Tajani, vice leader di Forza Italia ultimamente parecchio agitato, il quale per farsi perdonare dai suoi referenti di Bruxelles di aver detto che «Mussolini ha fatto anche cose buone», afferma che «la Meloni è una giovane signora che non sa neppure dove sta di casa l' Europa» e viene ignorato dalla medesima, che non vuole «sparare su un amico in difficoltà». Il terzo da una signora di sinistra, Lilli Gruber, che a 8 e mezzo le istruisce contro un processo da Santa Inquisizione in quanto colpevole di «andare al Congresso delle Famiglie anche se non è sposata». «Ma ci sono abituata» replica la presidente di Fratelli d' Italia, alla quale la platea veneta, dopo il suo intervento di sabato ha dedicato un' ovazione. «Con me tutti si prendono delle libertà che con un uomo, e forse anche con una donna di sinistra, non si prenderebbero mai. È come se avessi appiccicata addosso una lettera scarlatta, anzi tre. Perché non sono di sinistra, perché sono nata in un quartiere popolare e non svacanzo a Capalbio e perché sono una donna ma comando. I veri maschilisti stanno a sinistra, tant' è che io sono la sola leader donna italiana, mentre nel Pd pensano che le donne debbano arrivare da qualche parte solo grazie alle quote rosa, una concessione maschile che io combatto». Se tre indizi fanno una prova, il bilancio della settimana è che la Meloni non è più la simpatica Giorgia da chiamare in tv per dare voce alle minoranze e avere un volto femminile in più, che non guasta mai, ma è diventata un rivale da temere, combattere e criminalizzare, più o meno come Salvini. «Se mi attaccano, significa che comincio a fare paura» dice l' interessata, «e hanno ragione. Fdi, con la Lega, è il solo partito che sta crescendo, nei sondaggi e nelle urne. Il che peraltro significa che è falso che la crescita di Salvini fagociti gli alleati. Noi siamo la prova che nel centrodestra si può aumentare in due. C' è spazio per la famosa seconda gamba, e io sto lavorando per allargarla il più possibile». Ma perché uno di centrodestra dovrebbe votare Fdi e non Lega?  «Per avere una destra senza grillini. La Lega sta pagando dazio al governo: ha approvato il reddito di cittadinanza, le grandi opere e la Tav sono ferme, le tasse sono aumentate e lo Stato è più aggressivo di prima con gli imprenditori. Al governo ha le mani legate, i numeri in Parlamento danno ragione a M5S. Ma se noi alle Europee cresciamo, allora l' alternativa è possibile. Chi vuole liberarsi di Di Maio deve votare Fdi». Me la spieghi. «Finché Salvini cresce da solo, può essere tentato di tirarla in lungo con M5S. Se però alle Europee, dove Cinquestelle crollerà e la Lega andrà bene, noi dovessimo crescere come credo, allora esploderà la contraddizione di un governo e una maggioranza parlamentare che non rappresentano più gli italiani e il leader della Lega sarà costretto a prenderne atto perché da quel momento per gli elettori sarà lui il responsabile dell' azione dell' esecutivo». Potrebbe accontentarsi di un rimpasto che ne aumenti il potere.  «I grillini sono di sinistra, sono incompatibili con la Lega. Se Matteo ci governa insieme da leader, si condanna a portare sulle spalle la responsabilità dell' immobilismo politico dell' esecutivo gialloverde e di politiche distanti anni luce da quello che ha rivendicato nelle piazze. Se non c' è alternativa è un conto, ma se Fdi cresce e un' altra maggioranza diventa possibile, non può più permetterselo». Quanto siete vicini lei e Salvini in questo momento?  «Molto vicini. D' altronde ci conviene. Matteo ha capito che gli italiani il 51% non lo danno a nessuno. Non ce l' ha fatta la Dc, non ce l' hanno fatta neanche Berlusconi e Renzi, non ce la può fare neppure lui». In tutto questo Forza Italia?  «Io ambisco a essere il secondo partito del centrodestra, e allo scopo ho allargato i confini di Fdi a realtà diverse da noi. Il destino di Forza Italia lo decideranno gli italiani nelle urne e i dirigenti azzurri». Salvini dice di non volere Berlusconi, e lei?  «Io parlo anche agli elettori di Berlusconi delusi, e vedo che diversi esponenti azzurri per le Europee bussano alla nostra porta, perché preferiscono il nostro progetto sovranista e conservatore all' europeismo di Tajani e alla tecnocrazia che esso difende». Già, Tajani: non è andato leggero con lei?  «Non ho replicato per amicizia, anche elettoralmente poteva convernirmi. Evidentemente tengo al centrodestra più di lui. Però, mi lasci dire, Antonio ha preso una cantonata. Io so molto bene dov' è l' Europa». E parla fluentemente inglese, come si è visto di recente al congresso dei conservatori in Usa..  «Ho studiato lingue e volevo fare l' interprete, solo che la scuola migliore, a Trieste, costava tre milioni l' anno e non potevo permetterla, e ancora oggi appena posso guardo i film in lingua originale. Ma l' inglese l' ho imparato soprattutto dalle canzoni, la mia grande passione». Conosce altre lingue?  «Al liceo ho studiato anche francese. E poi parlo spagnolo, imparato alle Canarie, dove viveva mio papà. Ho provato a studiare tedesco, ma non ce l' ho fatta, pur essendo una secchiona. Sono allergica alla Germania anche sui libri». Studia da ministro degli Esteri?  «Temo di non averne il carattere. La diplomazia non è il mio forte, sono troppo diretta. La politica estera però mi appassiona, anche se in Italia non la sappiamo fare. Il massimo per i nostri politici è fare da cheerleader ai premier stranieri. Io sono trumpiano, io putiniano, io marconista Che tristezza per una nazione che è tra le prime otto economie del mondo». Finché non si sposa non può neppure fare il ministro della Famiglia «E perché? Un ministro non porta avanti ciò che gli interessa ma ciò che ritiene giusto per il Paese. Difendo le famiglie fondate sul matrimonio, quelle per inteso tutelate dalla Costituzione, in quanto sono il più grande ammortizzatore sociale italiano e la sola via per garantirci un futuro. Ho un approccio laico alla famiglia, mi sta bene avere meno diritti in quanto non sposata, accetto le conseguenze della mia scelta. Non penso che qualunque desiderio debba diventare un diritto». Ritiene tali le richieste delle coppie omo?  «La faccio breve: il vero nemico della famiglia non sono i gay». E chi è allora?  «Proprio in un' intervista a Libero, Pierluigi Diaco, omosessuale dichiarato e sposato, ha detto che il Congresso di Verona non lo scandalizza, e solo per questo è stato minacciato di morte. Come, sempre su Libero, ha affermato anche Klaus Davi. Questo significa che tanti gay non condividono le richieste del mondo lgbt. Contro le famiglie non si sono schierati i gay ma i portatori del pensiero unico dominante e gli sponsor della finanza speculativa, ovverosia il Pd e certe femministe. Più i grillini, che non capiscono più neppure quello che fanno. C' è un progetto globalista per distruggere famiglia, religione, nazioni, tutto ciò che è identitario e trasformare l' umanita in numeri, un esercito di consumatori sradicati e manipolabili». Perché mercoledì va in Polonia?  «Incontrerò Alexander Kaczynski, presidente del partito che foverna la Polonia, come l' anno scorso sono andata a Budapest da Orban. Sono due esempi di come si può stare in Europa a testa alta e crescendo in economia. Appartengo alla famiglia dei conservatori, che pensano a un' Europa che sia una Confederazione di Stati liberi e non di nazioni sottomesse agli eurocrati di Bruxelles. Dopo il voto di maggio, noi conservatori saremo fondamentali per una maggioranza diversa, che vada dai popolari ai populisti». Il leader del Ppe, Weber, dice che non vuol governare con le destre. «Anche Salvini diceva di non voler governare con Di Maio, e viceversa. In campagna elettorale si dicono delle cose; ma la politica è l' arte di mettere insieme i numeri, quindi a volte poi se ne fanno altre». Perché M5S è crollato?  «Promette tutto, non è capace di fare nulla, è privo di visione e adesione valoriale. Avevano solo l' onestà, dopo il caos romano gli sono rimasti unicamente gli spettacoli di Grillo, che peraltro è il primo dei grillini pentiti». di Pietro Senaldi

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