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Matteo Salvini, il retroscena sulla furia leghista: "Conte e Di Maio mi mettono ai margini? Allora..."

Giulio Bucchi
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L'improvviso accerchiamento agita Matteo Salvini. Alle offensive di Luigi Di Maio e M5s sul tema-sicurezza (ultimo caso, la l'uscita del grillino sulla legittima difesa per le forze dell'ordine e il "pensi a lavorare" della sindaca di Roma Viriginia Raggi all'indirizzo del capo del Viminale) e a quella della "alleata" Giorgia Meloni ("i sovranisti siamo noi, la Lega e i loro euro-alleati sono solo populisti"), si aggiunge ora la crisi in Libia, con il premier Giuseppe Conte che guida la war room con direttive diplomatiche più morbide e sicuramente contrarie a quelle per cui spinge il leghista.  Leggi anche: Perché la Libia può far saltare il piano di Salvini sull'immigrazione Secondo un retroscena del Giornale, "Salvini non ha gradito questo arrocco che punta a metterlo ai margini e si racconta di un leader della Lega piuttosto furioso per lo sgarbo dei suoi alleati e pronto a reagire con una controffensiva su Washington e Mosca". "Non servono prove di forza, non serve fare i duri come vedo fare a qualcuno per avere qualche titolo sui giornali", l'aveva silurato la ministra della Difesa Elisabetta Trenta sulla Libia, lei grillina e in piena sintonia con la linea-Conte. Ma il Capitano starebbe preparando i fuochi d'artificio. 

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