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Luigi Di Maio, il ricatto a Matteo Salvini: "Se Armando Siri non si dimette..."

Davide Locano
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Incessante e martellante, continua il pressing di Luigi Di Maio sulle dimissioni di Armando Siri. Quello del sottosegretario leghista indagato, per il capetto M5s, sembra essere l'unico tema esistente, tanto da far vacillare (e di brutto) il governo. Il trionfo del giustizialismo grillino, insomma, che trova pieno sfogo in questa vicenda. Come possa andare a finire tutta questa storia non è chiaro. In primis non è chiaro come finirà sulle dimissioni, ora Giuseppe Conte ha detto che vuole occuparsi della "pratica". Ma non è chiaro poi se il governo sopravviverà al fuoco pentastellato, poiché la Lega e Matteo Salvini stanno vacillando davanti a un attacco così scomposto e indiscriminato. Il tutto anche se, sondaggi alla mano, un crollo dell'esecutivo potrebbe assomigliare a una tragedia per i grillini, che alle urne verrebbero spazzati via dal Carroccio (a meno che non abbiano già un piano per una nuova maggioranza con il Pd). Leggi anche: Vittorio Sgarbi e la clamorosa teoria su Siri indagato Ma per inquadrare in modo migliore la strategia o presunta tale di Di Maio, vengono in soccorso alcune parole riportate da Augusto Minzolini in un retroscena su Il Giornale. Parole che il capetto con le cinque stellette avrebbe rivolto ai suoi: "Se Siri si dimetterà dal governo sarà un nostro trionfo; se non lo farò, sarà una vicenda che metterà in imbarazzo la Lega per tutta la campagna elettorale". Insomma, il ricatto di Di Maio è chiaro, così come già lo chiarivano i suoi atteggiamenti negli ultimi giorni: vuole la testa di Siri per esibirla come un trofeo, altrimenti quello del sottosegretario continuerà ad essere il suo unico argomento anche in campagna elettorale. Strategia che però potrebbe essere suicida: il caso-Siri non sembra far pagare dazio al Carroccio negli ultimi sondaggi. Ma Di Maio non vi fa caso, forse soltanto perché in questo momento sta prevalendo lo spirito forcaiolo e giustizialista che ha sempre animato il M5s, spirito che in Italia non è mai stato maggioritario né visto di buon occhio.

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