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Giuseppe Conte e Armando Siri: "Lo saprò far scollare dalla sedia". Lega e M5s, siamo a questo punto

Giulio Bucchi
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"Saprò farlo scollare dalla sedia". A parlare è Giuseppe Conte e l'argomento è Armando Siri, sottosegretario grillino indagato per corruzione. Il Movimento 5 Stelle ha chiesto il suo allontanamento immediato, Matteo Salvini gli ha confermato fiducia. E proprio di fiducia parla il premier dalla Cina: "Soprattutto in base a questo deciderò. Parlo della fiducia del premier verso il suo sottosegretario. E dei cittadini verso le istituzioni. Se la mia determinazione andrà nella direzione delle dimissioni, troverò il modo di scollarlo dalla poltrona". Espressione brusca, quasi brutale ma efficace, perché in fondo gentilezze tra Lega e 5 Stelle ormai sono bandite. Leggi anche: "Il vero problema è Giorgetti". Bobo Maroni, bomba su Siri, Lega e Salvini Il rapporto tra gli alleati è ai minimi termini, tra veleni incrociati e strumentalizzazioni. Il caso Siri, ad esempio, appare sempre più un modo per indebolire Giancarlo Giorgetti (coinvolto in quanto nel suo staff c'è il figlio di Arata, coinvolto nell'inchiesta su Siri) e su su fino allo stesso Salvini. "Delle carte ho visto poco, solo qualcosa - ha spiegato Conte in un colloquio con Corriere della Sera, Repubblica e Stampa -. Vedrò cosa mi verrà portato, ascolterò le spiegazioni che mi verranno fornite. Certamente lo sfondo della mafia è un elemento di cui terrò conto". Destino segnato per il leghista? "In passato c'è stato qualcuno che ha chiesto le dimissioni via telefono. Io, qualunque decisione prenderò, voglio prima guardarlo negli occhi. Con Siri ci parlerò, chiederò delle spiegazioni, le pretenderò anzi e poi sarà assunta una decisione". La posizione di Conte, sempre più vicino ai 5 Stelle, è decisamente scomoda: "È comprensibile che Salvini difenda Siri, e anche la posizione di Di Maio è fisiologica", perché è fisiologico che "in queste settimane si alzino i toni della voce per farsi sentire di più dagli elettori. Meno male che questa - osserva - è l'ultima campagna elettorale. Dopo il 26 maggio il clima deve cambiare. Cambierà per forza". E forse non in meglio, per Conte. 

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