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Silvio Berlusconi, Marco Travaglio non rispetta le sentenze: l'ultima vergogna contro il Cav

Davide Locano
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Non è ora di finirla? Non vi ha ancora stancato il giochino? Pare di no. Ancora ieri, in prima pagina del Fatto quotidiano, Berlusconi viene dichiarato «impresentabile». I giudici, in base al codice, hanno deciso la riabilitazione del Cavaliere un anno fa? Non importa. Gli appiccicano addosso una patacca infame predisposta all' uopo dall' Antimafia presieduta da un grillino, che è come un fiocco giallo per indicare chi ha la rogna morale. Non ha significato giuridico, equivale alla gogna della giustizia di piazza, senza processo, senza diritto di difesa, fuori dai confini di qualsiasi Stato di diritto, equivale all' autorizzazione di pisciare in testa al nemico politico di sempre. La Commissione Antimafia, per dirla tutta, ha copiato le liste di proscrizione già emanate dal medesimo giornale. Dicono si tratti di un adempimento previsto da regole accettate da tutti i partiti: una specie di algoritmo elaborato per marchiare chi non garba alle Procure. E cioè chi, secondo voi? Indovinato! Non una legge, perché sarebbe stata bocciata dalla Consulta in Italia e dalla Corte di giustizia europea: invalida, incostituzionale, francamente e semplicemente immorale. Più che immorale però oggi la ripetitiva aggressione è molto triste, macilenta. Ecco: noiosa. Berlusconi ha 82 anni, finalmente mostra le rughe, ma chi impugna il bastone ha la cartapecora nel cervello. Leggi anche: Berlusconi, siparietto da Mentana a 3 giorni dal voto L'ELENCO DEI REPROBI Un passetto indietro. La prima pagina del Fatto di sabato 18 maggio era da Far West, con la lista dei ricercati. «IMPRESENTABILI NELLE EUROLISTE», tutto maiuscolo, era il titolo ritto e duro, come si conviene ai veri macho delle manette. Ventidue i nomi indicati, otto sono stati privilegiati con foto segnaletica in copertina. Chi è quello che si nota subito? Ma sì, dai: Silvio Berlusconi. Giovedì, dopo la tempestiva soffiata, aspettavamo di veder scendere dal treno, con le sue pistole, come nei film di Sergio Leone, il killer. E così, alla stazione del boia, è sceso dal vagone, lento e tenebroso, il grillino capo della Antimafia, il senatore Nicola Morra. Non è stato bravo come si sperava. Non ha esibito i ventidue auspicati scalpi, la sua è stata una modesta retata: solo cinque pesci. Però per fortuna lui c' era, Berlusconi c' è sempre. Quanto bastava per imbastire un altro titolo di prima pagina. La presenza di quattro nomi di sconosciuti o quasi serve a incartare meglio il pesce grosso: dare una veste di imparzialità a un' operazione vecchia come il cucco, bastonare Berlusconi. Sembrano degli alcolisti, questi antiberlusconiani. Avete in mente quelli che giurano di non toccare più la grappa o il Campari? Hanno aggiornato l' aperitivo. Poi però non resistono. Il loro nasino francese li avverte. Ucci ucci sento odor di Berlusconucci. E dicono: ancora un goccio, un' altra spazzolata con il fil di ferro. È più forte di loro. Dopo essersi compiaciuti della carcerazione di Formigoni, parevano placati. Finché Berlusca è ritornato, è uscito indenne e persino forzuto, orgoglioso della sua vecchiaia, da una operazione ammazzacavalli. Gli piace rinascere, ha il vizio di esserci. In tivù ha dimostrato di essere ancora di prima categoria, non c' è stato nulla di patetico nelle sue esibizioni. È uno che studia i dossier, ha idee persino sull' Europa e sulle prossime strategie per mettere le briglie a Bruxelles. Ha visioni chiare sui rapporti da tenersi con la Cina. Quanto a tenuta scenica, spazzolerebbe ancora la seggiola di Marco Travaglio, se gliene dessero l' occasione. Sarebbe il caso di discuterne le tesi, invece si sta ripetendo un linciaggio molto poco originale. Quelli del cambiamento non cambiano mai, in perenne alleanza con la sinistra. BUTTATELO FUORI! Berlusconi fu espulso dal Senato, applicando con vorace rapidità la legge Severino, dopo una sentenza della Cassazione il cui esito era abbondantemente anticipato non da prove inesistenti ma dalla militanza ideologica dei giudici. In quel mese di novembre, persino a sinistra, qualche galantuomo, come Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani del Senato, ha giudicato vergognoso che l' ex procuratore Pietro Grasso imponesse ogni volgare trucco regolamentare per sbarazzarsi rapidamente della presenza di Berlusconi. I feroci Saladini della legalità a intermittenza si trasformarono in boia dell' illegalità dentro e fuori del Parlamento. La maggioranza si oppose trinariciutamente a che la legge Severino fosse esaminata dalla Corte costituzionale in riferimento alla evidente retroattività nel caso di Berlusconi; fu violato un articolo del codice che regola l' aula del Senato e che imponeva il voto segreto. Berlusconi è stato così interdetto dall' elettorato passivo e attivo fino all' anno scorso, tant' è che il risultato del 4 marzo è stato falsato poco o tanto dalla assenza del suo nome nella competizione. È stato riabilitato. E ora questi ricominciano. Rieccoli. Ci fanno pena, ma li capiamo. Dev' essere la loro prova di esistenza in vita. di Renato Farina

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