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Edoardo Rixi, la sfida a Giuseppe Conte prima della sentenza: "Dimissioni?", governo verso il ko

Davide Locano
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Chi si aspettava una "pax" dopo il voto tra Lega e M5s è destinato a restare deluso. Gli attacchi continuano, forse con un'intensità ad ora un poco più lieve. Ma probabilmente è soltanto questioni di tempo, tra poco la guerra riprenderà ad essere durissima. Per esempio sul caso Edoardo Rixi, a processo per le cosiddette spese pazze in regione Liguria, dove è imputato per peculato e falso. La sentenza è imminente, è prevista per domani, giovedì 30 maggio. E i grillini hanno già fatto sapere che il loro atteggiamento sarà identico a quello tenuto sul caso Armando Siri: in caso di colpevolezza, chiederanno le dimissioni (Rixi è infatti viceministro alle Infrastrutture). Tecnicamente, i grillini potrebbero spingere fuori dal governo Rixi proprio come fecero con Siri prima del voto, sfiduciandolo in consiglio dei Ministri. Ovvio però che dopo il voto europeo e il ribaltamento dei rapporti di forza che ha segnato l'operazione sarebbe pericolosa, anzi pericolosissima, per la tenuta di un governo dal quale il M5s, con il consenso ridotto ai minimi termini, faticherebbe e non poco ad uscire. I leghisti, infatti, su Rixi non mollano: in ogni caso, fanno sapere, resterà al suo posto. Leggi anche: "Grillini in procura, così non si va avanti": lo sfogo di Rixi E al Corriere della Sera dice la sua il diretto interessato, Rixi, che in premessa punta il dito: "Mi danno già tutti per condannato, sono arrabbiato nero". Quando gli ricordano che, contratto alla mano, dovrebbe dimettersi, il vicepremier leghista risponde con un'ottima argomentazione: "Hanno ragione, ma nel contratto c'era anche scritto che Armando Siri non si doveva dimettere fino al rinvio a giudizio. Per loro era inaccettabile in campagna elettorale e quindi hanno bloccato ogni mediazione. O il contratto si applica sempre, o non si applica". Quindi, se condannato lascia oppure no? "Io ho già detto a Matteo (Salvini, ndr) che deciderà lui, ha la mia massima disponibilità. Faccio quello che decide Salvini, non quello che decide Di Maio". Quindi chiedono a Rixi cosa facesse nel caso in cui le dimissioni gliele chiedesse Giuseppe Conte. Durissima, ed emblematica, la risposta: "Non so se è il caso, non possiamo sempre fare passi indietro. Bisogna capire quel è la mediazione. Conte è il mio premier, ma se io sono viceministro è perché lo ha voluto Matteo. Quella legge, fatta ai tempi di Monti, è una roba sbagliata. Non puoi mettere l'esecutivo sotto ricatto", conclude. Una sfida, direttissima, al premier Conte in persona. Segnale del fatto che, già domani, al governo potrebbe davvero accadere di tutto.

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