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Vittorio Feltri e l'incubo del governo tecnico: "L'errore che Matteo Salvini non deve commettere"

Davide Locano
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Se un partito, per esempio il M5S, perde nel giro di un anno il 50 per cento dei voti, passando dal 33 al 17, deve interrogarsi sul perché dello sfacelo. Chi è stato brutalmente sconfitto è costretto a farsi da parte e consegnare ad altri il bastone del comando. In questo caso il fallito è Di Maio e non ha il diritto di rimanere al vertice dei manipoli grillini, che abbisognano di una guida più adeguata per non sparire. Immaginiamo con qualche ragione che la base lo sfiduci o che lui, senza attenderne il verdetto, si rassegni ad assumere un ruolo più marginale dell' attuale. Oggi su Gigino si svolgerà via web, secondo le usanze dell' assurda formazione politica, una sorta di referendum ed è probabile che dalla consultazione emerga un niet. Quanto succederà poi è nella mente degli dei ma anche nella nostra nella quale è maturata l'idea che il vicepremier sarà costretto a una ritirata strategica per evitare polemiche dilanianti all'interno del suo gruppo allo sbando. Leggi anche: "Da chi deve guardarsi le spalle Salvini": il presagio di Vittorio Feltri Per Di Maio le urne europee si sono rivelate cinerarie, a dimostrazione che la linea pentastellata è fallita miseramente. O il ministro del Lavoro muta indirizzo oppure ci sarà un doppio funerale: quello del Movimento fondato dal comico genovese e quello del governo basato su un patto, o contratto, scellerato. Ai seggi ha prevalso nettamente la Lega e ciò significa che gli italiani credono maggiormente in Salvini che al suo alleato. Sul punto non c'è discussione. Il futuro è incerto. Se casca l'esecutivo, la patata bollente (che non è la Raggi, l'ordine dei giornalisti non si agiti e non rompa i coglioni a Senaldi che li ha già frantumati) passa a Mattarella, il quale non si illuda di essere in grado di allestire un ministero tecnico, che nessuno sosterrebbe a lungo. I numeri offerti dal Parlamento non consentono soluzioni di compromesso, è chiaro. Così come è inutile che Salvini giuri fedeltà al famigerato contratto del cavolo sottoscritto con il terroncello bocciato dagli elettori, promettendo di continuare con costui a gestire il Paese. Una fandonia simile è imbevibile. Matteo non può menare il torrone ancora per quattro anni in collaborazione con un ominicchio che i cittadini hanno stroncato col voto. Qui è indispensabile voltare pagina ed è obbligatorio rinnovare le Camere che non godono più della fiducia degli italiani. Serve un po' di coraggio onde decidere il da farsi. Confidiamo in Salvini e in Mattarella. Ma non si sa mai. Di porcate ne abbiamo viste parecchie e un ulteriore papocchio, per quanto detestato, non ci stupirebbe. di Vittorio Feltri

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