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Matteo Salvini, indiscreto: quando farà cadere il governo. Poi, la decisione più difficile

Davide Locano
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Come accade da un anno e mezzo a questa parte anche quest' ultima tornata elettorale, l' ennesima, si è conclusa con un successo della Lega in particolare e del centrodestra in generale, che conquistano 40 città. Roboanti le vittorie a Ferrara e Forlì, di buon auspicio per l' autunno, quando l' Emilia Romagna tornerà alle urne per eleggere il nuovo governatore. Se Salvini riuscisse a imporre un leghista a Bologna, avremmo tutte le regioni del Nord, Val d' Aosta esclusa, guidate dal centrodestra. Sarebbe la prima volta nella storia e, con l' autonomia di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, la Lega avrebbe la reale occasione per imprimere un cambiamento significativo. Salvini strappa Ferrara ai compagni dopo settant' anni e vince a Forlì, dove aveva tenuto il comizio più contestato della campagna elettorale, con la sinistra che lo accusava di fascismo per aver parlato dallo stesso balcone al quale, ottant' anni fa, si affacciò Mussolini. È la riprova che gli italiani non tengono in alcun conto gli allarmi democratici che la sinistra lancia due volte al giorno e che le accuse di razzismo e xenofobia al leader leghista ottengono l' effetto opposto a quello sperato, ovverosia lo rafforzano. Leggi anche: Matteo Salvini, nell'intervista a Libero l'ultimatum a Luigi Di Maio Più il ministro dell' Interno è attaccato, più vince, forse non solo perché gli italiani sono dei gran bastian contrari, ma anche perché le critiche non hanno né capo né coda e la gente lo ha capito. Pure l' offensiva giudiziaria contro la Lega, cavalcata strumentalmente da M5S, non ha prodotto danni. Segno che i magistrati ormai sono più sputtanati dei politici che indagano e l' elettore, dopo tanti accusati rovinati e poi mandati assolti, non si fa più incantare dalle sirene delle procure. PRIORITA' ALL'ECONOMIA Per quanto ormai sembri cosa ordinaria, la serie di exploit elettorali inanellata dal ministro dell' Interno è impressionante. In tre anni ha portato un partito dalla semi-irrilevanza alla guida del Paese. L' operazione a cui Matteo ora punta è rappresentare, da solo o quasi, tutto il centrodestra, ma non sarà facile. Le ragioni del successo sono speculari a quelle degli insuccessi grillini e del Pd. Salvini è un leader concreto, parla e agisce semplice. La lotta all' immigrazione e per la sicurezza è il suo grande cavallo di battaglia. Gli avversari, per combatterlo, sostengono che gli immigrati sono una risorsa e l' Italia è sicura. Per la sinistra gli africani che vediamo bighellonare in strada e gli albanesi che entrano pistola in pugno nei negozi per rapinarli non esistono, sono solo emergenze percepite. Ovvio che finché i suoi rivali porteranno avanti queste argomentazioni, Salvini continuerà a vincere e incrementare i consensi. Il leader della Lega ha ora spostato l' attenzione sulle tasse e l' economia, per rafforzare l' intesa con l' elettorato produttivo del Nord, che resta il maggior serbatoio di voti leghisti. Anche qui, argomenti semplici e risposte a necessità reali. La domanda che tutti si fanno ora è come il ministro dell' Interno utilizzerà l' ultimo trionfo. Il governo è nei marosi, M5S è in crisi di nervi e il premier Conte si è riaccasato sotto l' ala del Quirinale, per sopravvivere, visto che Di Maio non è più in grado di garantirgli nulla. Grazie a Dio per qualche mese non si voterà e la battaglia ora si sposta sull' economia. Salvini vuole il taglio delle tasse e il pagamento dei crediti alle imprese, anche a costo di aumentare il debito pubblico. Per fortuna sembra abbia deciso di smetterla con le regalie al Sud e mira a far slittare il confronto sul salario minimo. Cinquestelle non è in grado di dire né sì né no mentre il premier si appoggia ai ministri tecnici e a Mattarella per trattare con l' Europa senza avere la Lega di mezzo. Per capire quello che potrebbe accadere sono indicative le riflessioni confidate dal vicepremier al nostro Fabio Rubini: «Sto al governo se posso aiutare gli italiani, che sono maltrattati dall' Europa, non per tirarla in lungo o crescere dello zero virgola». È una sfida a Conte: se il premier vuol far leva sul Colle e Tria per far passare una finanziaria europeista alla Monti, per Salvini è un invito a nozze per mandare tutti a casa e vincere finalmente delle elezioni che gli consentano di governare da numero uno. UNITI SI TRIONFA Restano due o tre considerazioni a margine. La prima è che Cinquestelle è come Attila, dove passa non cresce più nulla. Infatti tutte le città che avevano avuto la sventura di eleggere un sindaco grillino, da Livorno ad Avellino, l' hanno rimandato a casa senza appello. La seconda è che il Pd non è morto ma neppure sta bene. Se arriva a festeggiare come una vittoria l' aver perso 40 città significa o che i dem sono matti o che sanno di essere messi male. Infine, il centrodestra vince, ma a condizione che resti compatto e proponga buoni candidati. A Campobasso, dove si è diviso e ha fatto casino, gli elettori l' hanno punito duramente, preferendo al candidato leghista addirittura un grillino. A Piombino e Ferrara, roccaforti rosse dove è rimasto unito, presentando nella prima città un candidato di Fdi e nella seconda un leghista, ha trionfato. Chissà se Salvini ne terrà conto e continuerà il dialogo con Berlusconi e Meloni oppure cederà alla tentazione di prendersi tutto il centrodestra da solo. Stando ai risultati di ieri, se si votasse a breve per la Lega correre in solitaria sembra un azzardo. di Pietro Senaldi

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