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Sea Watch, Marco Minniti: "L'alternativa ai nazional-populisti non può essere accogliamoli tutti"

Caterina Spinelli
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A un anno dalla sua uscita dal Viminale, Marco Minniti non ha cambiato idea sulla questione immigrazione. Motivo, questo, per cui buona parte della sinistra lo considera "diverso". Nei suoi 18 mesi da ministro dell'Interno, Minniti è riuscito nell'arduo compito di far diminuire del 78 per cento gli arrivi dei migranti. Il tutto senza chiudere i porti, anzi facendo un accordo con le Ong. "Per questo governo l'immigrazione non è una grande questione da governare: è da cavalcare, come una continua emergenza. Il ministro dell'Interno e il governo puntano tutto su quella che definirei una strategia della tensione comunicativa. Oggi non c'è un'emergenza e tuttavia ci si comporta come se fossimo davanti ad una drammatica invasione. Ciò premesso, sulla vicenda della Sea Watch, le responsabilità non sono soltanto del governo italiano" ha riferito Minniti alla Stampa.  Leggi anche: Sea Watch, Minniti: "Io avrei risolto la situazione in cinque minuti" Il piddino ha infatti criticato l'atteggiamento dell'Europa: "Se l'Italia si è dimostrata piccolissima, l'Europa ha dimostrato di essere una piccola Europa. In tre settimane una nave con a bordo 42 persone - non 4200 e neppure 400 - è diventata il pretesto per tenere un Paese sul filo del rasoio. In un Paese normale una vicenda come questa viene risolta in cinque minuti, perché viene inquadrata dentro una strategia complessiva. Nella vicenda Sea Watch, nel momento in cui l'Italia dichiarò la propria indisponibilità ad accoglierla, in quel momento e non 18 giorni più tardi, era necessario che dall'Europa venisse un segnale sfidante, ma in positivo nei confronti dell'Italia. D'altra parte i nazional-populisti ragionano per fatti simbolici e tu Europa non puoi rispondere con una logica piccina: io ne prendo 3 e tu ne prendi 4. L' alternativa ai nazional-populisti non può essere accogliamoli tutti" ha poi concluso.

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