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Luigi Di Maio e M5s, complotto contro Matteo Salvini: asse con la magistratura per farlo fuori

Caterina Spinelli
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La rabbia di Matteo Salvini contro il gip di Agrigento, che ha deciso di lasciare libera Carola Rackete, è un sentimento che dura tutto il giorno. A più riprese il ministro dell' Interno tuona contro la magistratura: «Nessuno mi toglie dalla testa che sia una sentenza politica. La scarcerazione di una criminale che è libera di mangiare spaghetti, aglio, olio e peperoncino e girare per l' Italia. Speriamo che almeno ci sia un giudice che ci consentirà di accompagnare la ricca e viziata tedesca sul primo aereo destinazione Berlino». Secondo Salvini non c' era nessun motivo perché la comandante della SeaWatch3 la passasse liscia: «Conto sulla buonafede e il buon lavoro di migliaia di giudici che non vogliono fare politica e pensano che la legge sia uguale per tutti, che pensano che non ci sia qualcuno al di sopra della legge e, quindi, che non ci sia qualche tedesca, che occupa il suo tempo a infrangere le leggi italiane, che trovi un giudice italiano che le dà una pacca sulla spalla e dice vai, vai e rifai». Il capitano ammette che la decisione delle toghe agrigentine lo ha scombussolato: «La scarcerazione mi ha provocato tanta rabbia e tanta vicinanza agli uomini e alle donne in divisa». Si è trattato di «una scelta incredibile con motivazioni incredibili: qui si è messa a rischio la vita di uomini e donne della Guardia di Finanza, quel giudice andasse a spiegarlo alla mamma e al papà di quei ragazzi». La percezione che si ha, accusa Salvini, è che tutto sia concesso: «Temo che qualcuno ora possa sentirsi autorizzato a non fermarsi allo stop di un posto di blocco e a tirar diritto e speronare la macchina». La decisione del gip di Agrigento «mi fa vergognare di essere cittadino italiano, ma da ministro mi spinge ad andare avanti». QUALE VITA VALE DI PIÙ? Quello che ci vuole, passa al contrattacco Salvini, è «una bella riforma della magistratura, con nuovi criteri di assunzione di selezione e di promozione». Perché, con la scarcerazione di Carola, passa il messaggio che «la vita di un finanziere valga meno della vita di un clandestino. È una bella responsabilità quella che questo giudice si è preso». Il vice premier si domanda «se, a parti invertite, un giudice tedesco avrebbe emesso la stessa sentenza. Non penso. C' è una giustizia che in queste ore ci deve spiegare se possiamo, quantomeno, mettere su un aereo, direzione Berlino, questa signorina, oppure se la dobbiamo vedere fare shopping a Santa Margherita Ligure o a Portofino, in attesa di attentare alla vita di altri finanzieri». Anche sul tema dell' immigrazione, aggiunge Salvini, «sono convinto che avremo la fortuna di imbatterci in un giudice che applicherà le leggi e non le disattenderà. In caso contrario, si tolga la toga e si candidi con il Partito Democratico». CHI STA CON CHI I Cinquestelle, tradizionalmente vicini alle toghe, entrano in polemica con il leader leghista. Le decisioni della magistratura si possono criticare, ma «non si dovrebbe arrivare ad attaccare il singolo magistrato». Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, a margine del question time a Montecitorio, reagisce così alle parole di Salvini. Che, a stretto giro, replica al collega Guardasigilli: «La decisione del gip di Agrigento sulla scarcerazione della comandante della nave Sea Watch è una sentenza politica, è una chiara sentenza politica. Punto, basta. Avrò il diritto di denunciarlo?», si innervosisce. Interviene anche l' Associazione nazionale dei magistrati. Contro Salvini: «Ancora una volta si registrano commenti sprezzanti verso una decisione giudiziaria, disancorati da qualsiasi riferimento ai suoi contenuti tecnico-giuridici, che rischiano di alimentare un clima di odio e di avversione, come dimostrato dai numerosi post contenenti insulti e minacce nei confronti del gip di Agrigento pubblicati nelle ultime ore. Quando un provvedimento risulta sgradito al ministro dell' Interno», attacca l' Anm, «scatta l' accusa al magistrato di fare politica». Salvini replica anche a loro: «Io non entro in casa altrui, però con quello che stiamo leggendo sulle spartizioni di poltrone e procure a cura di qualche magistrato penso che siano gli ultimi che possano dare lezioni di morale a chiunque». di Salvatore Dama

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