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Silvio Berlusconi, la rabbia nel giorno di Giovanni Toti: chi caccia da Forza Italia

Davide Locano
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È come nella livida festa della Maschera della morte rossa di E.A. Poe: chi si fa vedere con Toti, alla sua convention, morirà. Mentre, all' ombra del padre, i coordinatori ufficiali di Forza Italia Mara Carfagna e Giovanni Toti - l' una dissidente, l' altro d' un ribellismo oramai invincibile - si trovavano per un ultimo, inutile scambio d' idee, Silvio Berlusconi lanciava tra i suoi l' anatema che poi è anche una sorta di sotterraneo ordine di scuderia: nessuno tra i titolati del partito si azzardi ad andare al "Toti Day" di oggi al teatro Brancaccio di Roma, sennò può anche fare le valigie. Certo, è vero che, appena nominati Carfagna e Toti, con assai poca delicatezza, hanno ordinato ai coordinatori regionali azzurri (mai eletti, ma sempre nominati dallo Spirito anto berlusconiano) di non prendere più decisione autonome e di "tenersi a disposizione"; e questo può essere -come dire- un po' rude. Leggi anche: Berlusconi, le pesanti parole rubate su Giovanni Toti Ed è vero che Toti, a La7, non ci è andato leggero evocando il bombardamento del quartier generale «in qualche modo, si deve mettere in discussione tutto e tutti a partire dalle idee e dalla classe dirigente»; ma, in fondo anche Dresda ha una sua poetica. Però è un dato di fatto che, come afferma Marcello Fiori, la parabola del figliol prodigo funziona solo nel Vangelo. E che, salvo l' ennesimo colpo strategico di Silvio - che comunque è incazzatissimo - Toti, con la sua "Italia in crescita" stia per essere messo da parte, spinto verso la scissione grazie ad una spinta continua ed inesausta soprattutto delle quote rosa di Forza Italia. Le "femmine", dicono dai corridoi azzurri, si stanno cimentando con la conquista del partito; e per loro Toti, come rammenta il capo, «rimane una presenza invisibile». Eppure Toti mi racconta un' altra storia. Dice: «Credo che la preoccupazione degli italiani non sia l' invisibilità di Toti che comunque è ben visibile in Liguria, dato che abbiamo conquistato non a caso Genova, Savona, Spezia, con un sistema di personalità civiche che vorrei proporre a livello nazionale. No, se Toti è invisibile gli italiani si rassegneranno, ma il grave è che rischia l' invisibilità Forza Italia. Beninteso: col massimo rispetto del presidente Berlusconi, l' unico con Salvini che abbia davvero inventato qualcosa». E, da qui, l' uomo ci snocciola numeri neanche tanto segreti: «Ora il partito è ad un croccante 8%, e nei sondaggi voliamo al 6%, se continua così arriveremo al 4%. A questo punto urge una rivoluzione nel centrodestra. Il bello è che da Forza Italia mi imputano di andare fuori strada, invece di prendersela con chi è alla guida». E il governatore della Liguria rimane coerente a se stesso. Cita l' obbligo di palingenesi per non crepare, e il necessario recupero di 8/10 milioni di elettori, e la necessità delle Primarie «dal basso e nello spirito iniziale di Forza Italia. Giorgia Meloni vuole allargare l' alleanza a tutti i sovranisti e conservatori. Io, addirittura, presidierei anche un' area di moderati che si estende verso sinistra.». Soprattutto, guardando al futuro, esce allo scoperto come forse non aveva mai fatto prima: «Premesso che il Cavaliere è eterno, la prossima leadership non si decide sull' ambizione dei singoli. Io ora, invece, imposterei il metodo per fare emergere la leadership attraverso un meccanismo che ancora non esiste: è come indire un' assemblea di condominio, soltanto una volta riuniti si sceglie l' amministratore. Certo, poi io sarò in campo, e come me altri che non hanno il coraggio di dirlo apertamente». Ora, il problema non è la convention totiana. È capire cosa accadrà dopo. La sensazione è che, fino a che Salvini non prende posizione, Toti rimarrà, magari bofonchiando nel grembo paterno senza arrivare allo strappo. Come tutti i colleghi azzurri, oramai separati in casa. Come lo stesso Silvio. L' inazione e il tirare a campare per Forza Italia sono una forma d' arte... di Francesco Specchia

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