Luigi Di Maio, il piano dei dissidenti grillini per far crollare il governo: "Riduzione dei parlamentari"
Il voto sulla riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari è parte di un piano interno al Movimento 5 Stelle che porta dritto al depotenziamento di Luigi Di Maio e alle elezioni anticipate nella prossima primavera con un "election day" insieme al referendum confermativo. L'isolamento del capo politico passa da Roberto Fico a Alessandro Di Battista, sotto attenta osservazione di Beppe Grillo. Tutto - secondo Repubblica - nasce il 9 giugno scorso, giorno in cui Di Maio si è incontrato con il fondatore del Movimento. L'intento dell'ex comico era chiaro: rompere con la Lega e andare alle elezioni, così come richiesto da buona parte dei parlamentari grillini. "La Lega ci sta prosciugando - dicevano tutti-, più restiamo alleati di Salvini e più perdiamo voti". Leggi anche: Dondaggio Diamanti, Giorgia Meloni è la favorita: clamorosa scoperta Ma Di Maio pare aver fatto di testa propria fino a quando il caso dei presunti finanziamenti russi al Carroccio non ha portato alla ribalta le voci dei "dissidenti": "In questo modo - sono i ragionamenti che sia Di Battista sia Fico stanno facendo con molti deputati e senatori - veniamo trascinati in fondo anche noi". Una discesa testimoniata dagli stessi sondaggi che, invece, premiano Salvini e la Meloni. E allora sta prendendo corpo tra i tanti insoddisfatti un disegno che fa perno sulla legge per la riduzione dei parlamentari. In particolare - prosegue il quotidiano di Verdelli - sull'articolo 4 di quella riforma: "Le disposizioni si applicano a decorrere dalla data del primo scioglimento o della prima cessazione delle Camere successiva alla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale e comunque non prima che siano decorsi sessanta giorni dalla predetta data di entrata in vigore". Questo significa che l'approvazione finale a Montecitorio ci sarà a settembre, dopo la quale si dovranno aspettare tre mesi per la richiesta del referendum confermativo e poi almeno altri tre per la sua eventuale celebrazione. Il motivo di tutto questo interesse? Il risultato di tale manovra permette di organizzare la campagna elettorale sul cavallo di battaglia pentastellato: la riduzione dei parlamentari. E se l'attuale Parlamento venisse sciolto, i seggi a disposizione saranno di nuovo 945 e non 600. Una boccata d'ossigeno per un partito che ormai incassa solo sconfitte.