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Autonomia, la Lombardia vanta un credito annuo di 54 miliardi nei confronti di Roma: i numeri scandalosi

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Caterina Spinelli
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Andiamo sul pratico. L' autonomia non è un argomento complesso. È semplice, chiunque lo capisce. Si tratta di giustizia tributaria e sociale. Di responsabilizzazione delle classi dirigenti. Di equa ripartizione della spesa pubblica in proporzione alle tasse che un territorio paga. Ci riferiamo al cosiddetto residuo fiscale, ovvero la differenza tra quanto le Regioni versano, sotto forma di tributi, a Roma e quanto ricevono dallo Stato centrale in termini di investimenti e servizi. Attualmente l' Italia è sbilanciata. E tanto. Vediamo i numeri: la Lombardia vanta un credito annuo nei confronti della capitale di ben 54 miliardi, l' Emilia Romagna di 18,8 miliardi e il Veneto di 15,4. Insieme le tre regioni che hanno chiesto l' autonomia hanno un residuo fiscale di quasi 90 miliardi, circa 250 milioni al giorno, festivi compresi. E il Sud? Il Molise ha un "debito" nei confronti di Roma di 0,6 miliardi l' anno, la Basilicata di 1,2 miliardi, l' Abruzzo di 1,3, la Sardegna di 5,2, la Campania di 5,7, la Calabria di 5,8, la Puglia di 6,4 e la Sicilia di 10,6 miliardi. In totale il residuo fiscale delle Regioni centro-meridionali è negativo per 36,8 miliardi l' anno, ovvero 100 milioni al giorno. Questa è la foto della disuguaglianza italica. Anche oggi, domenica di luglio ideale per andare al mare, Milano, Venezia e Bologna regalano a Roma 250 milioni, mentre sempre oggi, Campobasso, Potenza, L' Aquila, Cagliari, Napoli, Reggio Calabria, Bari e Palermo incassano a gratis 100 milioni. È giusto? Anche un marziano direbbe di no. Per un semplice motivo: con questo sistema centralista il Nord non aiuta nemmeno il Mezzogiorno, poiché infatti 150 milioni al giorno (la differenza tra 250 e 100) si fermano a Roma. A quale scopo? Ad alimentare sprechi, spesa pubblica inefficiente, la quale tuttavia genera servizi scadenti nel Meridione. Al Sud la scuola è un problema, la sanità è un pericolo al punto che la gente legittimamente emigra negli ospedali nordici per curarsi oppure è gestita dai clan come è accaduto a Reggio Calabria e in una Asl partenopea, e le infrastrutture sono penose se non inesistenti. Al Nord invece i governatori non possono assumere medici o decidere gli investimenti dato che sempre lo Stato centrale blocca tutto, a colpi di tagli ai trasferimenti. È incredibile: in Europa l' Italia è paragonabile a una regione del Nord nei confronti dello stato centrale. Lo Stivale vanta un residuo fiscale di un paio di miliardi annui eppure deve sottostare a regole ferree su deficit e quant' altro onde evitare multe salatissime da Bruxelles. A casa nostra invece accade il contrario: i territori "contributori netti", ovvero che ricevono meno di quanto danno, devono sottostare alla legge dello spreco e guai a loro se provano a tenersi qualche euro in tasca da spendere per la comunità. Senza federalismo la spesa pubblica continuerà a essere cara, dispersiva, improduttiva e ingiusta. Non solo: il debito non calerà mai, per cui mancheranno sempre le risorse utili al taglio dell' Irpef. Chi non vuole l' autonomia è in malafede. O uno scemo. di Giuliano Zulin

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