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Feltri, le carte del Colle: il vero terrore di Salvini

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Maria Pezzi
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 Immagino che gli italiani siano sbigottiti: le liti nella maggioranza si susseguono a ritmo vertiginoso, immancabilmente seguite da rappacificazioni che sanno di sceneggiata necessaria a mantenere la spartizione delle poltrone. Vediamo di spiegare alla nostra maniera, semplice e riguardosa. I grillini in parlamento hanno il 33 per cento dei seggi, la Lega il 17. Ma gli stellati, dopo la clamorosa sconfitta alle europee, temono in caso di nuove elezioni politiche di fare il bis, ossia di perdere la metà dei deputati e dei senatori. Se aggiungiamo che il M5S impone di non superare le due legislature al proprio personale, è ovvio che questo sia terrorizzato all' idea di non essere rieletto e faccia il diavolo a quattro per rimanere seduto in aula, garanzia di ricche indennità. La filosofia pentastellata pertanto è banale: restare inchiodati allo scranno cercando di non rompere con i leghisti, con i quali è lecito fare baruffa senza però sfasciare il giocattolo. Per Salvini il discorso è diverso ma parallelo. Il Carroccio avrebbe tutto l' interesse ad andare ai seggi per contarsi, forte dei sondaggi che lo danno vincitore. Tuttavia Mattarella pare non avere intenzione di sciogliere le Camere. Qualora il governo crollasse come corpo morto crolla, il capo dello Stato incaricherebbe qualcuno (non faccio nomi) allo scopo di pescare una inedita maggioranza. I numeri ci sono, al momento, il suddetto 33 per cento dei grillini più il 20 circa del Pd. La somma consentirebbe in linea teorica di varare un esecutivo fresco come una prugna secca eppure in grado di sopravvivere. Poiché il nemico è Salvini, sia per i progressisti sia per i soldatini di Grillo, la tentazione di promuovere una alleanza tra Di Maio e Zingaretti sarebbe grande. Nella tragica eventualità, Alberto da Giussano rimarrebbe col cerino in mano, ovvero condannato alla opposizione. Ciò spiega per quale motivo Matteo è prudente e non fa cascare la baracca. Teme l' isolamento nonostante il bottino di suffragi accumulato nelle cabine Ue. Per approfondire leggi anche: Giancarlo Giorgetti silurato dal M5s Ogni altra elucubrazione non ha senso. Ecco perché dopo ogni guerra tra soci gialloverdi si arriva immancabilmente alla pace. Una pace armata che serve soltanto a tirare avanti senza sconvolgere l' assetto politico nazionale. Bisogna solo aspettare la scazzottata finale tra i due vicepremier, che ci potrebbe essere oggi o domani ma per ora non c' è. Attendiamoci altre turbolenze, però non crediamo per adesso che si tratti della rissa conclusiva. P.s. Nel mio articolo di fondo dedicato a Camilleri, ieri, a causa di un intervento improvvido della redazione, è uscita una frase zoppicante: "confesso che anche a me il gesto del capo leghista ha impressionato (pure me)". Va da sé che il contenuto della parentesi è pleonastico, non ci voleva. Chiedo scusa ai lettori. di Vittorio Feltri

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