Vittorio Feltri, il retroscena: terrore dei leghisti per Sergio Mattarella, come può far fuori Salvini
Caro professore, siamo sempre qui a dirci le stesse cose. Una noia mortale. L'unico elemento che hanno in comune il M5S e la Lega è la voglia di governare alimentata dalla paura di dover tornare a casa finendo sulla strada in cerca di occupazione. Infatti i grillini sono criptocomunisti che pensano di sfruttare coloro che lavorano per mantenere chi non fa un tubo, sconfiggendo la povertà che non esiste, mentre incombono la svogliatezza e l' incapacità di imparare un mestiere. Non vedo alcuna affinità fra la politica rinunciataria di uno svagato come Toninelli e quella impegnata in campo economico del Carroccio. Tra chi blocca i servizi pubblici e chi li vuole incrementare non può che esserci contrasto. Le liti giallo-verdi non nascono dal nulla, bensì da visioni diverse circa il famoso modello di sviluppo. Ritenere che la coalizione possa trovare una sintesi è da ingenui. Leggi anche: Vittorio Feltri, la morte di Borrelli e quella vecchia intervista a Di Pietro I motivi che rendono incompatibile la convivenza tra grillini e leghisti non sono superabili. Ciò che ostacola una intesa non riguarda lo stato d' animo imperante nelle due formazioni, bensì la sostanza politica. Prima o poi la rottura sarà inevitabile. Fino ad ora non è avvenuta, nonostante le avvisaglie, perché i pentastellati sono consapevoli di aver perso molti consensi, e non hanno convenienza ad affrontare nuove elezioni nazionali, e gli ex padani nutrono il terrore che Mattarella non conceda loro di votare, preferendo formare una maggioranza alternativa costituita dai ragazzi incompetenti di Di Maio e dai furbacchioni incalliti del Pd; una tale alleanza sarebbe in grado di estromettere Salvini dalla stanza dei bottoni e di sostenere un esecutivo spurio eppure in grado di guidare, pur malamente, il Paese. La situazione di stallo è dovuta a questo garbuglio di problemi di cui è difficile immaginare una soluzione. La sensazione però è che lo status quo non duri, dura minga. Prepariamoci ad ulteriori e incontenibili casini. Forse vincerà Salvini, forse. Ma al momento continuare ad esortare Matteo a mollare Gigino al fine di dare la parola agli elettori è una sciocchezza di dimensioni ciclopiche, poiché la decisione di mobilitare le urne spetta al capo dello Stato, e se questi non le mobilita il Carroccio, pur ricco di suffragi potenziali, se la prende in saccoccia. di Vittorio Feltri