Gianluigi Paragone smaschera Luigi Di Maio: "Suo l'ordine di uscire al discorso di Giuseppe Conte"
Quando il premier Giuseppe Conte ha iniziato a parlare nell'Aula al Senato a proposito dell'inchiesta sui presunti fondi russi destinati alla Lega, si è trovato di fronte la desolazione totale. Al suo fianco, sui banchi del governo, solo due ministri, la leghista Giulia Bongiorno e il grillini Riccardo Fraccaro. Di Matteo Salvini neanche l'ombra. Ma questa non era una novità dato che il vicepremier non aveva fatto mistero circa la propria assenza. Quello che invece ha stupito tutti è stata la fuga di gran parte del Movimento 5 Stelle. Sì, proprio i pentastellati, che tanto avevano fatto pur di vedere l'alleato alle prese con le spiegazioni, hanno disertato l'incontro. Leggi anche: Casaleggio stanco di Di Maio prepara l'asse con Di Battista Il motivo? La ripicca nei confronti del premier che ha dato il via libera alla Tav (per loro come fumo negli occhi). E tra chi non era seduto tra i banchi grillini anche il senatore Gianluigi Paragone, che poco dopo - scrive Repubblica - ha confessato: "È stato Luigi Di Maio a decidere che non bisognava entrare, forse perché così sperava di indurre Salvini a presentarsi. Ma c'è chi, come me, è rimasto fuori anche per la Tav, un'opera inutile". Insomma, sembra che i rubli per Conte siano i problemi minori. Parole, quelle di Paragone, che imbarazzano Di Maio: il senatore infatti ha dato conto alla stampa dell'sms con cui il vicepremier ha ordinato il "boicottaggio" di Conte. Ma, soprattutto, ha lasciato intendere in modo piuttosto chiaro come la vera ragione del boicottaggio fosse proprio il sì alla Tav.