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Alessandro Meluzzi candidato per Fratelli d'Italia, mossa di Giorgia Meloni: dove lo schiera e perché

Davide Locano
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Partire con largo anticipo, con un candidato forte, autorevole e capace «di una visione alternativa», per scardinare il fortino rosso dell' Emilia-Romagna guidato da Stefano Bonaccini. È questo il sogno di autunno-inverno per il centrodestra che Fratelli d' Italia da parte sua ha già concretizzato con una proposta ad effetto: Alessandro Meluzzi, lo psichiatra e volto noto televisivo, in prima linea - tra le altre cose - nel denunciare il caso e i risvolti inquietanti del "modello Bibbiano". Che possa essere questa la chiave giusta con cui conquistare per la prima volta la regione simbolo del Pd è la tesi di Michele Barcaiuolo, coordinatore regionale meloniano, secondo il quale per raggiungere l' impresa, in un territorio incrostato da un sistema di potere collaudato e feudale fin dai tempi del Pci, il dispositivo per tutta la coalizione di centrodestra potrebbe arrivare da «un nome che ha sangue romagnolo» che è allo stesso tempo «un candidato non partitico di altissimo profilo culturale» ma con esperienza politica alla spalle (Meluzzi è stato parlamentare di Forza Italia). Leggi anche: Laura Boldrini querela Alessandro Meluzzi Suggestione? Un pizzico di provocazione? Di certo, nel patto a "tre" con cui l' anno scorso Berlusconi, Meloni e Salvini, trattarono la mappa delle assegnazioni per le sfide regionali, le caselle delle sfide post-Europee erano giudicate in fondo premature: anche se, nelle ricostruzioni, l' Emilia-Romagna risultava assegnata al Carroccio. Regione sulla quale già da tempo Salvini & co hanno puntato i fari, giudicata come asset fondamentale da aggregare al modello di sviluppo del centro-nord e, elemento ulteriore, territorio che non nasconde una spinta autonomista. Alla luce di tutto questo, è di pochi giorni fa la semi-investitura da parte di Matteo Salvini nei confronti di Lucia Borgonzoni, sottosegretario alla Cultura e volto sul quale il Capitano ha puntato parecchio nella costruzione della Lega "nazionale": «Penso che Lucia sia una delle più in gamba. Poi ne parleremo con gli altri, però penso che potrebbe fare molto bene», ragionava il vicepremier in compagnia di Alan Fabbri, neosindaco di Ferrara. Per il momento, però, nulla di più. E allora, proprio perché «la Regione stavolta è contendibile, come hanno dimostrato le elezioni Politiche del 2018 e le Europee quest' anno», da Fratelli d' Italia è giunto uno stimolo a fare presto, seppur con l' intenzione di non volersi porre come un ostacolo all' intesa a tre che ha permesso al centrodestra di vincere tutte le ultime sfide. «Finora su Lucia Borgonzoni abbiamo registrato solo una dichiarazione di apprezzamento di Salvini - ha spiegato ancora Barcaiuolo che è pronto eventualmente a ragionare sulle primarie con la proposta di Meluzzi -. Resta il fatto che per noi l' unità della coalizione è fondamentale». E la Lega? Registra ma non incassa. «Sarà Salvini a indicare la strada». A parlare è Jacopo Morrone, segretario regionale e altro nome papabile per le Regionali, che ha rivendicato senza mezzi termini la golden share del Carroccio in Emilia-Romagna alla luce degli exploit ottenuti dal centrodestra alle Amministrative: «Non abbiamo mai smesso di correre e la Lega ha fatto da traino». Con il portato di questi risultati, ma senza rifiutare il «dialogo» e apprezzando «l' entusiasmo» e la voglia di conquistare la regione di FdI, «sarà lei a indicare il candidato, senza nulla togliere agli alleati». di Antonio Rapisarda

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