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Sergio Mattarella, la strada del governo di garanzia: premier a sorpresa? A meno che...

Davide Locano
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Per dirla con le parole di Barbara Palombelli, ora è tutto nelle mani di Sergio Mattarella. Banale? Forse, ma tremendamente vero. Si apre la crisi, la sfiducia a Giuseppe Conte verrà votata la prossima settimana o al massimo il 19-20 agosto. Poi, il governo gialloverde sarà solo un lontano ricordo. Sullo sfondo resta sempre l'ombra nera dell'inciucio Pd-M5s, che appare però un poco improbabile (Vittorio Feltri, però, ha più volte ricordato come in politica tutto sia possibile). Certo, il governo dem-grillini sulla carta non conviene a nessuno dei due, ma nelle sacre stanze della politica vi sono leve, potentissime, che possono sempre essere azionate. Per certo, il capo dello Stato un tentativo lo farà, verificherà se vi sono le condizioni per plasmare una maggioranza rosso-pentastellata. Leggi anche: Il sospetto di Pietro Senaldi su Giuseppe Conte Il punto è che comunque, delle consultazioni, Mattarella dovrà fare. Non ci scampa, è il suo ruolo istituzionale. Considerazione altrettanto banale, ma l'Italia non può non restare senza un governo, per quanto breve, anzi brevissimo nel - probabile - caso di voto a ottobre. Certo, Pd e M5s, nell'improbabile via libera alla loro macchina governativa, potrebbero pure prenderci gusto e restare saldi a Palazzo Chigi e dintorni, magari accordando la fiducia a Conte-bis, altra ipotesi che verrà esplorata dal capo dello Stato. Un Conte-bis, per inciso, potrebbe nascere anche senza una maggioranza fissa: magari con un voto di fiducia iniziale che raccolga i consensi necessari, non quelli della Lega ovviamente, e che permetta all'avvocato del popolo o presunto tale di traghettare il paese alle urne. La verità, però, è che ad ora non sembrano esistere coalizioni alternative o possibili in questo Parlamento. E poiché si viaggi spediti verso il voto - Salvini e la Lega stanno dimostrando di avere la massima fretta - anche un governo tecnico è da escludersi. L'ipotesi più papabile, sottolinea il Corriere della Sera, è dunque un governo di "garanzia elettorale". Un esecutivo che non sia tecnico ma senza esponenti di partito, con una figura di garanzia che nulla abbia a che fare - per fare un nome non a caso - con Mario Monti. Figura ancora da individuare - al pari di molti ministri - che guidi un governo (fantasma) incaricato di traghettare il paese fino al voto. E nel caso di un governo di garanzia elettorale, il ritorno al voto nel minor tempo possibile sarebbe assolutamente scontato. Così come in verità già ora appare scontato.

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