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Vendità delle spiagge, rottura tra Pd e Pdl

I democratici ritirano frettolosamente l'emendamento che prevedeva la dismissione degli impianti balneari: si piegano alle proteste delle lobby

Andrea Tempestini
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Non solo Irpef. Pd e Pdl, la teorica maggioranza di governo, si scornano anche sulla vendita delle spiagge. Sulla cessione degli stabilimenti balneari è caos. Una polemica durissima, innescata dalla retromarcia dei democratici che ritirano l'emendamento finito sotto accusa, che prevede la vendita delle aree su cui sorgono stabilimenti balneari sinora in concessione. L'emendamento prevede anche la contestuale offerta agli attuali concessionari del diritto di prelazione all'acquisto. Lo scontro - Il Pdl spiega che la misura è necessaria per accumulare risorse necessarie alla diminuzione del cuneo fiscale. Il primo a puntare il dito contro il provvedimento è stato il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, secondo il quale anche alcuni senatori del Pd e una leghista avevano presentato emendamenti per la vendita delle spiagge. Dopo l'intervento del ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, secondo il quale le norme emerse dal confronto in aula sono semplicemente "sbagliate". E in effetti, la voce di un accordo imminente tra Pd e Pdl, era arrivata da Antonio D'Alì, relatore al ddl Stabilità per il Pdl in commissione Bilancio. D'Alì aveva spiegato che i due partiti erano sì lontani, ma su alcuni temi come la sdemanializzazione delle spiagge "era possibile raggiungere buoni punti di incontro". Il dietrofront - Tra le fila dei democratici è montata la protesta. In prima fila Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, che su Facebook aveva chiesto una dura reazione: "Ora si vogliono vendere le spiagge. Per fare cassa, si dice. In realtà c' è una destra liberista alla matriciana che odia così tanto lo Stato che volentieri svenderebbe al privato tutto ciò che è pubblico, demanio, sanità, scuola e persino i monumenti, come Totò con la fontana di Trevi". Quindi i grillini, contro una maggioranza che "si traveste da banditore d'asta", avanzano la richiesta: "Non vendere le nostre spiagge". Infine il frettoloso dietrofront dei democratici. E la maggioranza, in questo caso, si prende a ombrellonate in testa. La difesa di Fassina - A commentare l'ultima figuraccia del Pd è lo zelante viceministro dell'Economia, Stefano Fassina, in prima fila anche nella lotta contro i tagli Irpef. Fassina spiega: "Ancora una volta si cerca di strumentalizzare una situazione. Il governo era contrario alla privatizzazione di parti così importanti del demanio marittimo". Peccato però che l'emendamento Pd non fosse un'invenzione, ma è stato ritirato dai democratici stessi. Il viceministro ha aggiunto: "L'incertezza delle aziende balneari va affrontata, e lo faremo in modo da salvaguardare le specificità delle nostre aziende. Un percorso già avviato nei mesi scorsi".

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