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Augusto Minzolini: "Pd e M5s lo schema dei ministri, il tre più tre". È tutto pronto per l'asse

Caterina Spinelli
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Matteo Salvini, in caso di elezioni, sarebbe l'asso pigliatutto, lo hanno capito anche dalle parti dei 5 Stelle: "Il vero errore di Salvini - è l'analisi di Laura Castelli - è stato di fidarsi dell'accordo di Zingaretti per avere le elezioni. Ma come fa Zingaretti a dargliele vista la posta in gioco del 2020: fra sei mesi si decidono i capisaldi del Potere in Italia. Le presidenze dei grandi enti. Lo sapeva Salvini quando ha puntato alle elezioni per prendere tutto il banco. Lo sanno gli altri. Tant'è che il primo a parlare è stato Romano Prodi, che viene da quei mondi". Leggi anche: Mattarella, il piano per nominare Draghi premier e compiacere Bruxelles "Appunto - scrive Augusto Minzolini -, basta guardare alla posta in gioco per comprendere tante cose: da una parte, l'azzardo pigliatutto di Salvini; dall'altra, la legittima difesa degli altri. E l'equazione che emerge, per usare il gergo dell'ora della siesta nel Palazzo, è semplice quanto vera: se si va al voto Salvini si dimostra un genio della politica e gli altri dei nani senza coraggio; se nasce un governo giallorosso, o di altra natura, Salvini si dimostra un folle e gli altri delle persone razionali". È un'equazione da cui non si sfugge - per la firma del Giornale - che alza il sipario su quanto sia decisiva, e spietata, la partita in corso. Lo sa bene Di Maio che con il Pd avrebbe già in mente uno schema dei ministri che dovrebbero entrare. "Tutti nuovi, meno sei con un'esperienza di governo alle spalle (tre per il Pd e tre per i 5 Stelle): da una parte, appunto, Di Maio, Fraccaro, Bonafede; dall'altra Delrio, Franceschini e Padoan". Anche Renzi avrebbe dato una rosa di quattro nomi tra cui sceglierne due: Rosato, Marattin, Nannicini e Guerini". Insomma, qualcuno teme il voto e si vede.

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