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Pietro Senaldi: "Se Paragone molla i 5 stelle vuol dire che sono finiti

Caterina Spinelli
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Il senatore Paragone è uno spirito inquieto avvolto in una personalità affabile. Ha un talento artistico nel cambiare idea e amici spesso e riuscire a lasciarsi quasi bene con tutti. È un maestro della diplomazia con capacità uniche al mondo che, con benevolenza e affetto, gli invidio. Egli direbbe che è fedele a se stesso ma mutano gli altri e le contingenze intorno a lui. L'Italia però è popolata di una sfilza di suoi ex che non la pensano così. In realtà, dopo un po' si sente in gabbia, nome che aveva scelto per la sua trasmissione tv anti-casta che gli è valsa il seggio grillino. Ma è pure un uomo di mondo, che non serba rancore e riesce a farsi sempre meravigliosamente i fatti propri, in genere senza rompere le scatole al prossimo. Torniamo a occuparci di lui a distanza di due giorni dall' intervista a Libero, nella quale dichiarava di volere il voto perché M5S non può buttarsi a sinistra e governare con Renzi, in quanto giusto ieri il senatore ha dichiarato ufficialmente che, in caso di un esecutivo giallorosso, egli lascerà Cinquestelle. Lo farà, e almeno per una volta sarà coerente sia a detta degli amici sia a parere dei nemici. Paragone infatti ha speso le ultime due settimane a cercare di ricucire i rapporti tra Di Maio e Salvini per far ripartire l' alleanza gialloverde. Ha prestato la propria esperienza in operazioni pirotecniche alla coppia di amanti in lite, essendo da sempre convinto che M5S e Lega stessero bene insieme come il cacio e le pere, mentre noi pensiamo che c' entrino tra loro come i cavoli a merenda. FALLIMENTO Siccome il suo lavoro di ricucitura sembra destinato al fallimento, è probabile che egli molli il Movimento, ma è certo che non lasci lo scranno. Comunque, non è il caso di preoccuparsi del suo futuro. L' uomo ha la medesima abilità di saltabeccare da una parte all' altra che aveva Tarzan di volare di albero in albero aggrappandosi a provvidenziali e immancabili liane. Balza dal ponte della nave di Della Valle al sellino dello scooter di Di Battista, dal quotidiano di Bossi alla tv di Cairo, dalle scrivanie della Rai leghista alle sedie parlamentari di Grillo, giustificando ogni passaggio con ragionamenti impeccabili. È riuscito perfino a essere direttore di Libero ma festeggiare in pubblico il taglio dei finanziamenti alla stampa. Cadere in contraddizione non lo turba, tanto lui è coerente a se stesso e, ovunque sbarchi, pare a casa sua dopo cinque minuti. È scontato che il prossimo ex senatore grillino abbia già pronto un piano B. D' altronde, nei Cinquestelle non si è trovato benissimo. È approdato come una star ma l' hanno trattato come l' ultimo arrivato, negandogli ruoli di governo. Ha provato a fare allora il consigliere di Di Maio, ma questi ne soffriva la forza mediatica, e anche un po' la lingua lunga e indipendente, e non gli ha mai dato lo spazio che Gianluigi è convinto di meritare. Perciò il nostro ha ballato un valzer pure con Di Battista, ma ha scoperto presto che il tribuno giramondo non lo portava lontano. Quel che è interessante di Paragone però non è il passato, che egli stesso è il primo a dimenticare, bensì il futuro. Considerato che si trova sempre dalla parte giusta - fu anche amico di Berlusconi e Alfano quando i due erano al governo in rapporti di delfinato -, l' addio a M5S può essere una buona notizia. Significa che i grillini, anche se riusciranno a evitare le urne anticipate che li avrebbero asfaltati, e a confermare Conte a Palazzo Chigi e Di Maio vicepremier, forse non hanno prospettive così rosee. Altrimenti Gianluigi resterebbe dov' è. SEMPRE PIÙ IN ALTO Paragone infatti vede sempre lontano. Giura che questa, comunque vada, è la sua ultima e unica legislatura. Ma siccome ogni passo che muove lo porta più in alto, ciò significa solo che sta perseguendo obiettivi più importanti di uno scranno parlamentare da comparsa. Già, ma quali? Fioccano i retroscena. Il più gustoso è che Gianluigi non sia solo, e quando mai? Sarebbero una decina i senatori grillini allergici all' accordo M5S-Pd, numero esiguo ma sufficiente a formare un gruppo parlamentare e pure a impedire il varo della nuova maggioranza, a meno di un provvidenziale soccorso berlusconiano, o quantomeno a complicarle la vita. Al vertice pentastellato di ieri che ha deciso l' inciucio mancavano poi molti pezzi da novanta del Movimento. Se è molto probabile che il governo più impopolare e a sinistra della Repubblica parta, è altresì probabile infatti che esso possa cadere presto. Per allora Paragone si sarà rifatto una perfetta verginità con il centrodestra, nelle cui file troverà comoda collocazione. E nessuno si azzardi a sostenere che è un voltafaccia. Sono stati i grillini a dire che con il Pd non ci si poteva alleare, figurarsi governare. Lui è stato ancora una volta coerente, a suo modo. di Pietro Senaldi

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