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Fillippo Facci, il vero rischio dell'inciucio Pd-M5s: quale legge possono abolire i giallorossi

Caterina Spinelli
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C' è da capire se il governo giallo-rosso vorrà smontare ciò che il giallo (i Cinque Stelle) ha contribuito a edificare assieme al verde della Lega: e non solo in tema di economia o immigrazione o pensioni, ma anche sulla famigerata «legittima difesa» che la sinistra per mesi o anni ha demonizzato come l' anticamera del Far West. In teoria la legge è lì, pronta da disfare o neutralizzare, peraltro è una delle leggi-simbolo dell' odiato Salvini: che fare? Sarebbe imbarazzante lasciarla intatta (il Pd ci fece un casino) e sarebbe imbarazzante eliminarla o modificarla, visti i dati e il gradimento che provengono dalle più svariate direzioni. In sintesi: da quando è in vigore la legge sono aumentate le richieste di porto d' arma, da quando è stata lanciata la campagna per la sicurezza i reati sono calati sensibilmente (omicidi, furti, rapine) e tuttavia il 46 per cento degli italiani resta impaurito, e ritiene la sicurezza il problema più importante subito dopo la mancanza di lavoro (fonti: Viminale, Censis e Noto sondaggi). Insomma, c' è da vedere quanto il Pd potrà far finta di niente o quanto i grillini potranno disconoscere ciò che hanno votato, benché resti politicamente attribuibile soprattutto a Salvini. PERSONE AUTORIZZATE Vediamo qualche dato. A Roma, città simbolica che non è Brescia né il bresciano (zone in cui la predilezione per le armi è assodata), una prima conseguenza della legge è stato un aumento delle richieste di porto d' arma per uso sportivo: un escamotage che permette di tenere l' arma regolarmente in casa oppure in ufficio o nel proprio esercizio commerciale, a seconda. È un' arma che potrebbe essere usata in caso di minaccia «concreta» e quindi in seguito all' irruzione di ladri e rapinatori. Secondo i dati della Questura, ormai nella Capitale la media è di un' arma (pistola o fucile) ogni 11 abitanti, anche se le cifre restano quelle dell' anno scorso: 424.867 le armi denunciate a Roma e provincia con 304.687 persone autorizzate alla detenzione. Di quest' ultime, oltre 250 mila hanno la sola detenzione (molte donne) e non hanno l' obbligo di rinnovare annualmente il porto d' armi, basta lo facciano ogni sei anni. Questo senza contare le guardie giurate, che a Roma e provincia sono circa 20 mila. La voglia di sicurezza (e di armarsi, nel caso) quindi permane nonostante un calo medio dei reati ampiamente pubblicizzato. Le ricerche incrociate fatte da Viminale, Censis e Noto sondaggi (benché datate a qualche mese fa) restano concordi su un calo dell' 8 per cento (-11 per cento delle rapine, -8 per cento dei furti) equamente distribuito tra Nord e Sud. Negli ultimi anni il numero di armi in circolazione è aumentato indipendentemente dalla legge sulla legittima difesa (il decreto n. 104 del 2018 ha aumentando da 6 a 12 i tipi di armi che si possono detenere) anche perché le pratiche sono state semplificate. Capire a quale orientamento politico appartengano i detentori di armi resta complicato, perché la ricerca spiega che un 40 per cento si dichiara vicino al centrodestra, un 20 per cento vicino al centrosinistra ma ben il 40 per cento - un dato poco credibile - sostiene di non avere appartenenze politiche. E non sono tutti uomini: su 100 persone, le donne sono 35. La regione dove si registrano più permessi è il Veneto, dove, pure, si registrano meno delitti rispetto per esempio alla Calabria. Insomma, sarà davvero dura per il neogoverno giallo-rosso fare retromarcia su un tema - la sicurezza, e le armi - circa il quale sembra essere cambiata la percezione e la tolleranza media. Vediamo altri dati. L' Ufficio studi della Cgia di Mestre (associazione Artigiani e Piccole Imprese) ha appena reso noto che, in un negozio o in una bottega artigiana, c' è mediamente un furto ogni 6 minuti, il che comporta un costo per gli operatori di 3,3 miliardi di euro annui. Uno ogni 6 minuti significa 10 ogni ora e 246 al giorno, questo sulla base delle denunce fatte dai titolari delle attività: 90 mila nel 2017, ultimo anno in cui i dati sono disponibili. In passato è andata peggio: nel 2014 si è toccato il picco di 106.500 denunce, e quindi la contrazione, ora, è del 15,6 per cento, a parte casi come quelli della Campania che dal 2014 al 2017 ha visto aumentare le denunce del 2,7 per cento. I settori più a rischio furto sono profumerie, alimentari, abbigliamento soprattutto sportivo, materiali elettrici ed elettronici. DELITTI IMPUNITI I furti con destrezza toccano in prevalenza gioiellieri e orologiai, i furti con scasso riguardano meccanici, bar, ristoranti e le sale giochi. Abbastanza ovvio. Sono in aumento le micro-bande composte da 2-3 persone spesso attrezzate per staccare le etichette antitaccheggio. Il numero di esercizi e negozi svaligiati in rapporto agli abitanti è concentrato al Centro-Nord, mentre al Sud resta più alta la percentuale di impuniti, cioè di responsabili che non vengono scoperti: brilla la solita Campania, dove la quota di delitti per mano ignota è superiore a tutte le altre regioni col 86,2 per cento. Seguono Puglia e Calabria. Le regioni più virtuose sono la Sardegna (il 67,7 per cento la fa franca), la Valle d' Aosta (67,2 per cento) e il Trentino Alto Adige (66,2 per cento). Niente che non sapessimo già. E niente che il neogoverno giallorosso possa fingere di non sapere. di Filippo Facci

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