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Governo Conte bis: patrimoniale, immigrati, pensionati rapinati. Italia rovinata

Cristina Agostini
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Con il via libera dato dal voto degli iscritti sulla piattaforma Rousseau è certo che il governo giallo-rosso si farà. Di seguito l'articolo di Sandro Iacometti su cosa ci aspetta adesso fra tasse e immigrati. C'è una misura, attualmente in fase sperimentale, che il nuovo governo si troverà già bell'e pronta sul tavolo non appena si insedierà. Si chiama l'evasometro. È l' ultima frontiera del fisco amico. Se i tuoi movimenti sul conto corrente si discostano del 20-25% rispetto al tuo reddito sarai chiamato a risponderne davanti agli ispettori dell' erario. Dovrai dimostrare, carte e documenti alla mano, che quei soldi in più, magari regalati da un parente o tenuti per anni sotto il materasso, sono stati onestamente guadagnati e regolarmente dichiarati all' Agenzia delle entrate. Il nuovo strumento, che sarà presto affiancato dalle altre mille diavolerie fiscali già viste in passato fatte apposta per inguaiare i contribuenti onesti e lasciare in pace i truffatori (che i soldi li tengono alle Cayman, non certo nel conto alla banca sotto casa), rientra nella parte del discorso fatto dal presidente incaricato in Parlamento, Giuseppe Conte, relativa al «pagare tutti». Il cambio di marcia rispetto ad un governo che sembrava voler puntare sulla pace fiscale, per quanto sia difficile, può anche essere digerito. Purché il premier bis tenga fede anche alla seconda parte del ragionamento, quella del «pagare meno». E qui purtroppo, considerata la pasta dei due nuovi azionisti di maggioranza dell' esecutivo, i dubbi sono più che legittimi. Sia il Pd sia M5S, infatti, hanno nel loro dna l' idea che il ceto medio, quello che lavora e consuma e traina il Paese, abbia troppi quattrini in tasca. E debba trasferirne una cospicua parte a quell' elettorato di riferimento su cui i due partiti hanno perso palate di consensi. Leggi anche: Totoministri, da Morra alla De Micheli: chi farà parte del governo M5s-Pd Il reddito di cittadinanza non ha funzionato come ci si aspettava? Bene, lo mescoliamo con gli 80 euro di Renzi e lo incrementiamo. Gli stipendi sono troppo bassi e la classe operaia è scontenta? Che problema c' è, togliamo 7-8 miliardi alle imprese e li trasferiamo direttamente sulle buste paga, fissando minimi salariali stellari, che a parità di potere d' acquisto non hanno neanche nel Nord Europa. Le tasse sono troppo alte? Vero, allora riduciamo quelle di chi già non le paga perché incapiente e tagliamo il cuneo fiscale solo per la parte che riguarda i lavoratori con le fasce di reddito più basse, che contribuiscono al gettito Irpef con percentuali prossime allo zero. Tassa e spreca - Ma non è finita. Perché tra le misure che bollono nel pentolone del nuovo governo giallorosse ce ne sono alcune che potrebbero farci rimpiangere il Salva Italia di Mario Monti. La coperta, del resto, è cortissima. Tra neutralizzazione dell' Iva, spese indifferibili e investimenti già programmati il governo dovrà trovare nelle pieghe del bilancio almeno 30 miliardi. Certo, un po' di risparmi arriveranno dai minori interessi sui titoli di Stato, se dura la ritrovata pace con i mercati. E una dote ben più grande arriverà dall' esplosione del deficit, che l' Europa adesso ci concederà col sorriso sulle labbra, in barba al patto di stabilità, perché il debito pubblico con la sinistra al governo non è più un problema di cui occuparsi. A pagarlo ci penseranno le generazioni future, magari con altre clausole di salvaguardia. Ma dare vita ad un sistema di mance, sussidi e regalie varie per fannulloni, extracomunitari e meno abbienti, come quello che è nei progetti del futuro esecutivo, sarà molto costoso. Senza contare che bisognerà anche mettere mano al portafogli per riportare i costi per i migranti ai livelli degni di un Paese che voglia fare dell' accoglienza il suo fiore all' occhiello. E si dovranno pure buttare montagne di risorse per inseguire i sogni ambientalisti dei grillini, dall' acqua pubblica alla viabilità eco-compatibile fino alla famosa svolta "green", che nessuno ha capito cosa sia ma su cui il governo sembra intenzionato a puntare diverse decine di miliardi. Conti correnti - I primi a farne le spese saranno probabilmente i pensionati. Gli 8 miliardi che servono a finanziare quota 100 per lasciare il lavoro in anticipo sono un boccone troppo ghiotto per lasciare che il provvedimento, peraltro bandiera di Matteo Salvini, sia mantenuto. Altre risorse, nella logica del tassa e spreca, saranno prevelate dai risparmi dei contribuenti. Tra le ipotesi che circolano, ad esempio, c' è quella di intervenire su donazioni e successioni, un terreno considerato da sempre dalla sinistra (malgrado i balzelli parzialmente reintrodotti da Romano Prodi) una sorta di paradiso fiscale voluto da Silvio Berlusconi. Il menù della patrimoniale non si esaurisce certo qui. Sembra quasi certo un intervento sulla casa, o attraverso un accorpamento di Imu e Tasi o attraverso una rimodulazione delle imposte che colpisca con maggiore durezza le seconde case e, perché no, riallunghi le mani del fisco anche sulle prime. Il vero capolavoro sarebbe quello, e qualcuno ci sta seriamente pensando, di seguire le orme di Monti e mettere di nuovo le mani nei nostri conti correnti. Già oggi esiste un' imposta di bollo dello 0,2% sui conti di deposito e sui titoli posseduti, mentre sui vecchi c/c c' è un canone di 34,20 euro l' anno per le giacenze sopra i 5mila euro. L'idea è quella di estendere il bollo a tutte le forme di risparmio, magari limitando l' imposizione al superamento di una determinata soglia. In modo da colpire solo i più ricchi. Oppure chi ha sgobbato una vita per garantire la propria vecchiaia o il futuro dei propri figli. C'è una bella differenza. Ma a chi importa? di Sandro Iacometti

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