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Matteo Salvini, il retroscena incrociato Pd-M5s: "Un patto politico per emarginarlo, ci sta anche Berlusconi"

Giulio Bucchi
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"Il governo durerà - è la profezia di Andrea Orlando, ex ministro della Giustizia grande sponsor dell'inciucio tra il suo Pd e il M5s - e non perché c'è Conte, cioè per la nuova suggestione mediatica, ma durerà perché ha il compito di superare un sistema ibrido come l'attuale". Il retroscena di Augusto Minzolini sul Giornale va dritto al punto: il patto giallorosso si regge su un semplice ragionamento: la legge elettorale da rifare, cucita su misura per far fuori Matteo Salvini. Un sistema, nota Orlando, "due terzi proporzionale e uno maggioritario, che manda in cortocircuito politica e comunicazione, in cui c'è chi scambia la dialettica parlamentare per ribaltoni e tradimenti. Un compito democratico. Non sono entrato nel governo insieme a Franceschini, solo perché avrei aperto un varco agli altri del Pd che sono stati al governo insieme a me. Non era il caso".  Leggi anche: "L'altra fronda" che terrorizza Di Maio: la pancia del M5s, un terremoto Il suo ex compagno di partito Guglielmo Epifani, oggi LeU, concorda: "È un esecutivo che reggerà perché dietro c'è un disegno politico condiviso da noi, dal Pd, dai grillini, da Renzi e che non dispiace a Forza Italia: emarginare o normalizzare il sovranismo. Un disegno politico più convincente di quello del governo gialloverde. Conte va avanti perché, come un surfista, riesce a cavalcare quest'onda. La nostalgia del maggioritario? Solo un portato del passato". Una tesi che trova sponda nel Movimento 5 Stelle, nota ancora Minzolini, dove il neoministro Stefano Patuanelli parla apertamente di un "progetto politico" dietro l'inciucio. 

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