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Luigi Di Maio, diktat al Pd: "Taglio parlamentari entro la metà di ottobre. Il governo? Non lo volevo"

Davide Locano
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Un governo che non esiste. Sotto attacco da parte di Matteo Renzi e, ora e soprattutto, anche da parte di Luigi Di Maio, il quale ha scritto una pesantissima lettera pubblicata sul Blog delle Stelle. Missiva in cui sì lancia il "Patto Civico" in Umbria, ma avverte anche il Pd su quale debba essere il futuro dell'esecutivo. In premessa, Di Maio prende di fatto le distanze da questo governo, rispondendo in modo indiretto alle critiche della vigilia di Alessandra Di Battista: "Insieme, abbiamo gestito la nascita del governo con il Pd, ascoltando tutti. Non è una novità che io fossi quello più scettico. Ma questa ipotesi di governo ha ricevuto il record di sempre di voti sulla piattaforma Rousseau, ha anche il pieno sostegno di Beppe Grillo che ci ha riunito ad agosto per condividere questo percorso insieme a tante persone che sono pilastri del MoVimento e che hanno dato il loro sostegno in diverse occasioni, e ha ricevuto l'ok del 99% del gruppo parlamentare". Insomma, fosse stato per Di Maio, il governo giallorosso, non sarebbe dovuto nascere. Leggi anche: Di Maio, un fantoccio al ministero: la voce che trapela dalla Farnesina La replica a Di Battista, pur senza mai citarlo, si fa poi più esplicita. Replica che serve però a mettere subito alle strette i democratici: "Qualcun altro dice: non vi fidate del Pd, attenti, non fatevi fregare". Io dico a tutti: la fiducia si dimostra! E in questo caso alla prova dei voti in Parlamento. E la prima prova di questo Governo è il taglio dei parlamentari. Va fatto nelle prime due settimane di ottobre". Altrimenti, s'intende, la parabola di questo esecutivo può considerarsi già esaurita. Ma non è finita. Di Maio detta l'agenda del Conte-bis, e prosegue: Il minimo sindacale è evitare l'aumento dell'Iva. Si rischiava che ogni famiglia pagasse circa 540 euro in più l'anno prossimo. E poi c'è tanto da fare nella stessa legge: dobbiamo dare ai lavoratori un salario minimo e abbassare le tasse. Altrimenti che cavolo ci stiamo a fare al governo?", s'interroga. Parole durissime, insomma, contro quel governo appena nato e di cui fa parte con il ruolo decisivo di capo politico del partito di maggioranza relativa. Dure, infine, anche le parole contro Matteo Salvini. Sulla rottura con la Lega, Giggino scrive: "È stato difficile cambiare coalizione di governo in una estate, lo ammetto. È stata durissima non vedere riconfermati alcuni dei nostri ministri, è stato difficilissimo creare un programma in pochi giorni, per me non è stato semplice per nulla ed è per questo che alzavo la voce sui venti punti del programma. Punti che parlavano di ambiente, di giustizia sociale, di economia sostenibile", ha concluso Luigi Di Maio.

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