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Gianluigi Paragone sfida Luigi Di Maio: "Non me ne vado, dal M5s mi devono cacciare"

Caterina Spinelli
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Gianluigi Paragone smentisce le voci che circolano su un suo possibile ritorno alla Lega e assicura: "Fino a che non mi sbattono fuori, io resto dentro". Messaggio ambivalente, a voler essere maliziosi: ritorno nel Carroccio solo dopo l'eventuale cacciata? Chissà. Il grillino dissidente mostra di non preoccuparsi. Al contrario, a suo giudizio, a doversi preoccupare della deriva che sta prendendo il Movimento dovrebbe essere il suo capo politico, Luigi Di Maio, e non solo: "Leadership di Di Maio? Rischia di essere a rischio il Movimento stesso - spiega ai microfoni di Radio Capital -, nel momento in cui si dà a una trasformazione magmatica senza spiegazioni". Leggi anche: Paragone, le indiscrezioni: torna nella Lega? Lui smentisce, ma... E ancora: "Se non dai un'idea di società l'elettore se ne va". Il riferimento è chiaro. A Paragone, come a tanti altri pentastellati, non è andata giù l'alleanza al governo con il Pd, da sempre il loro più acerrimo nemico. A non essere visto di buon occhio neppure Di Maio. La sua leadership è stata messa al bando e rischia di essere sostituita con un direttorio di dodici personalità differenti. I grillini giustificano la scelta con "la necessità di più democrazia", ma a molti sembra una vera e propria detronizzazione del titolare della Farnesina. E Paragone, che di Di Maio ormai è un oppositore interno, dunque tentenna: nessuno addio, per ora, perché forse la testa del capo politico può saltare.

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