Cerca
Cerca
+

Donatella Tesei, la donna che libererà l'Umbria dai comunisti. L'intervista di Pietro Senaldi

Giulio Bucchi
  • a
  • a
  • a

L' avvocato Donatella Tesei può diventare la donna del destino per Salvini. L' Umbria, a fine mese, sarà il primo test elettorale per il leader della Lega dopo l' uscita dal governo. Aggiungerla all' elenco delle Regioni sottratte alla sinistra dopo il 4 marzo 2018 significherebbe che la macchina del consenso del centrodestra funziona ancora a meraviglia. In più, la senatrice sarebbe anche la prima donna in quota Lega a diventare governatore. «Questo però è un mero dato statistico», si schernisce l' interessata, «peraltro io non sono solo una candidata leghista, mi sostengono due liste civiche e i tre partiti del centrodestra: guardo a tutti gli umbri, i quali, indipendentemente dalle loro opinioni politiche, meritano un cambio d' amministrazione, visto come e perché è caduta la giunta precedente». Quanto la solletica l' idea di passare alla storia come primo governatore di centrodestra della rossa Umbria? «La mia candidatura risponde a una richiesta degli umbri, della Lega e della società civile. Non sono in cerca di gloria o incarichi; anzi candidandomi rinuncio alle poltrone comode e sicure che ho a Palazzo Madama, come senatrice e presidente della Commissione Difesa». Lei è favorita per via dello scandalo sanità che ha travolto i dem la scorsa primavera?  «Lo scandalo ha molto colpito la popolazione, ha svelato una realtà politica che era intuibile da tempo. Credo che i cittadini umbri si meritino, e ambiscano, a una discontinuità. Nella nostra regione il valore delle persone è stato troppo spesso bistrattato, lasciando il posto a personalismi e favoritismi. Oggi, senza lasciare indietro nessuno, dobbiamo rimettere al centro il merito. Le migliori intelligenze locali, che pure ci sono, devono avere le condizioni ideali per lavorare, competere ad alti livelli e generare opportunità».   Punta a scardinare il «sistema» di potere, come lo chiamavano i Cinquestelle prima di allearsi con il Pd?  «Non cerco il tornaconto personale o il potere ma il bene comune: questa sarà la discontinuità e la rivoluzione della mia amministrazione, se sarò eletta. L' Umbria è sempre stata a sinistra, senza mai alternanza. Direi che la voglia di cambiamento e la speranza di un futuro di rinascita che si respirano oggi possono essere definiti voglia di libertà». Ma no, senatrice: anche lei promette il famoso cambiamento?  «Guardi, non è solo un discorso di cambiare per introdurre aria nuova. Qui è il modello economico che è fallito, non solo quello di potere. I dati dell' Umbria sono sconfortanti: il Pil cala, i disoccupati aumentano, i giovani se ne vanno, la ricostruzione post-terremoto è ferma per una serie di ragioni e per un modello di gestione dell' emergenza e della ricostruzione totalmente sbagliato». E lei che ricette ha?  «Ci vuole tempo e respiro, la Regione si è incartata su se stessa, è ferma, mortificata. Tra i fattori che maggiormente hanno frenato lo sviluppo, il basso livello di produttività del lavoro e il tasso d' innovazione. Il nostro programma si articola su questo duplice binario, produttività e innovazione, insieme al digitale, che intendiamo rilanciare per l' economia del territorio, senza trascurare la promozione turistica e la valorizzazione del patrimonio artistico culturale». Una specie di verminaio: si è stupita?  «Io sono un avvocato e a indagine in corso non posso che dichiararmi garantista. Però quello che ho letto mi ha molto impressionato, e ancora di più credo che abbia lasciato il segno nei cittadini umbri». La Lega ha già conquistato molti comuni umbri: come si diventa leghisti in Umbria?  «L' esempio delle Regioni del Nord così efficientemente amministrate dalla Lega pesa: anche gli umbri sognano un governo efficiente, meritocratico, moderno e senza incrostazioni». Ogni elezione presenta molti rischi: in questo caso quello principale è di sbagliare un goal a porta vuota. Tesei infatti si candida, ma solo da una settimana si sa contro chi. L' Umbria nelle intenzioni della nuova maggioranza di governo deve essere un laboratorio per portare l' alleanza M5S-Pd dal Palazzo sul territorio. I due partiti hanno dato la caccia a lungo a un candidato comune, ma nessuno dei papabili presentabili ha voluto metterci la faccia. I rossoverdi ci hanno provato prima con l' imprenditore della moda Cucinelli, il feudatario locale, poi con il procuratore di Perugia Cardella, e hanno incassato due cortesi ma perentori «no grazie». Così piddini e grillini sono andati via via a scendere nelle loro ambizioni, fino a Francesca Di Maolo, piuttosto oscura e cattolicissima presidente dell' Istituto Serafico di Assisi, gettata sul ring in una situazione complicatissima, con le forze che la dovevano sostenere che invece si guardavano in cagnesco, e ritiratasi dopo aver capito che gli elettori non l' attendevano come una salvatrice. Così, in zona Cesarini è spuntato Vincenzo Bianconi, presidente di Federalberghi, la riserva delle riserve che i giallorossi stanno tentando di far passare per prima scelta. Senatrice, M5S e Pd alla fine hanno trovato il candidato comune: cosa ne pensa?  «A prescindere dal valore del mio rivale, i due partiti ne sono usciti male. Il Pd, dopo cinquant' anni di governo, non presenta un candidato proprio e deve riparare su un civico. Ed M5S, nel tentativo di non andare incontro all' ennesima disfatta sul territorio, si allea con il partito che fino a ieri ha combattuto strenuamente». Più difficile per un grillino o per un piddino votare un candidato comune?  «Io ritengo che i cittadini umbri siano ormai consapevoli dello stato in cui versa la nostra Regione e del fatto che si vota il 27 ottobre non per scadenza naturale del mandato. È molto complicato, a mio avviso, per i pentastellati dire al proprio elettorato sul territorio "bene, andiamo a governare con il Pd", dopo tutto quello che hanno fatto e detto contro la precedente giunta. I grillini devono passare sopra a tante cose, prima quella che i due consiglieri regionali che hanno attaccato la Marini, la presidente precedente, non saranno ricandidati. In realtà per M5S accordarsi in Umbria con i dem è un suicidio: stiamo andando a elezioni anticipate perché il Pd ha dovuto lasciare la Regione per Sanitopoli. Ma i cinquestelle non erano quelli dello slogan "Onestà, onestà"?». E per un elettore Pd?  «Quanto al Pd, c' è un sistema di potere che per non essere disarcionato deve umiliarsi e chinare la testa di fronte a chi gli ha fatto la guerra: è una medicina molto amara da mandare giù». Che messaggio vuol lanciare agli elettori umbri?  «Oggi siamo chiamati a ricostruire il futuro della nostra Umbria e rilanciare lo sviluppo di un territorio splendido che troppo spesso rimane nascosto per mancanza di infrastrutture che permettano di raggiungerlo in modo comodo. L' Umbria deve diventare la Regione delle opportunità, non della rassegnazione, dobbiamo tornare a essere capaci di attrarre investimenti e valorizzare competenze. Nel mio progetto la bellezza diventa valore da custodire e promuovere e il merito dev' essere anteposto ai privilegi. I nostri giovani devono costruirsi il futuro qui anziché andarsene». di Pietro Senaldi

Dai blog