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Immigrazione, il Pd invita gli Africani in Italia ma dimentica che il Continente Nero cresce sempre più

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Caterina Spinelli
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Ma chi l' ha detto che i poveri debbano rimanere tali? Un fatto da tener presente quando si analizzano i modelli di "decrescita felice" grillina o quelli proposti dai terzomondisti alla Bergoglio è che le nazioni non sono mai diventate ricche dividendo il poco denaro che c' era, ma producendone di più. È successo alla Cina, dove nel giro di una generazione il governo di Pechino è passato dalle accese discussioni su come mettere una ciotola di riso su ogni tavola a pensare come competere con gli Stati Uniti per diventare la prima potenza del globo. Una rivoluzione positiva che potrebbe investire parti del mondo ancora più disastrate. Per esempio l' Africa. Intendiamoci: il Continente Nero è molto, molto lontano dall' aver risolto i suoi problemi. Però c' è speranza. Nella classifica dei Paesi che stanno crescendo più rapidamente al mondo, 6 su 10 si trovano nella cosiddetta parte sbagliata del Mediterraneo, come scopriamo leggendo i dati prodotti per quest' anno dal Fondo monetario internazionale. Un esempio: la Costa d' Avorio, che è uno dei primi Paesi esportatori di clandestini verso l' Italia, è la terza nazione che incrementa il proprio Pil più rapidamente nel pianeta. Un dato che lascia molti interrogativi aperti riguardo a certe teorie dalla sinistra italiana. PIAGHE E SOLUZIONI In altre parole, potrebbero aver ragione i vescovi e i leader africani che da anni dichiarano di considerare le migrazioni di massa come un problema, una piaga da estirpare piuttosto che una soluzione ai problemi della loro terra o addirittura una inevitabile conseguenza dei cambiamenti climatici come ci raccontano i portavoce delle Ong attive nel Canale di Sicilia. Gli africani saranno anche accaldati, ma a quanto pare la cosa gli sta portando fortuna. Pochi giorni fa il segretario di Stato americano Mike Pompeo, in visita in Italia, ha discusso con alcuni giornalisti del tema dei flussi dal Terzo mondo, spiegando che «l' unica soluzione è aiutarli a casa loro». Provate a uscirvene con una frase simile nello studio di un talk show sulle nostre reti e vi prenderanno per un neonazista: qualcuno potrebbe arrivare a invocare la censura dell' Ordine dei giornalisti. C' è però quella cifra: 4,5 miliardi, ovvero i soldi che il governo del Partito Democratico è arrivato a spendere per l' accoglienza nel periodo nero degli sbarchi (tre anni fa, non troppo lontano quindi). Quella somma è finita interamente nelle tasche dei filantropi che si occupano di accoglienza nel nostro Paese. Filantropi e furbi. Talmente svegli che non s' è mai sentito nessuno di loro protestare, chiedendo di spendere una frazione, non diciamo neanche la metà, di quei soldi per creare ricchezza là dove provengono i poveracci. Meglio trascinare i disperati qui. Va detto che, anche se è vero che i Paesi africani crescono rapidamente, è anche chiaro che le speranze di reddito di un abitante del Ghana (primo al mondo) non sono neanche lontanamente paragonabili a quelle di un italiano. Qui però non parliamo di gente cresciuta in Europa. Chi sbarca su un gommone a Lampedusa finisce in un centro profughi, poi spesso si ritrova per disperazione a raccogliere pomodori in Puglia o a vendere borse di pelle stra-finta sotto i portici di qualche città italiana. Non una gran pacchia. SI RICOMINCIA Proprio ieri il ministro dell' Interno tedesco Horst Seehofer ha spiegato che l' Europa sta per affrontare un nuovo picco di arrivi di migranti, «una nuova ondata forse anche superiore a quella del 2015». L' Italia affronta tutto ciò con un esecutivo a trazione dem che invoca la riapertura dei porti. Come andrà a finire pare ovvio. E qualcosa è già cambiato se, come ripeteva ieri Matteo Salvini, «con la Lega al governo gli sbarchi erano diminuiti del 70%, mentre ora con il governo del Tradimento e delle Poltrone gli arrivi sono triplicati». di Lorenzo Mottola

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