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Manovra, il def passa alla Camera per soli 3 voti. Roberto Calderoli: "Il governo guadagna così lo stipendio?"

Davide Locano
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Tre voti. Soltanto tre voti. Questo il margine con cui è passato alla Camera il Def, il testo che costituisce lo scheletro della prossima legge di Bilancio, probabilmente l'atto più importante sul quale è chiamato a legiferare il governo giallorosso. Pd e M5s, insomma, sul filo del rasoio. In Parlamento si contavano circa 14 assenti "non giustificati" tra i deputati di maggioranza. Sarebbero bastate tre assenze in più a far saltare il Nadef: un chiarissimo segnale relativo a quanto questa maggioranza non sia solida, affatto. Assenze dovute, probabilmente, alle tensioni tra i partiti di maggioranza sui punti da inserire in manovra. Leggi anche: "La macchina per far crollare il Senato": Calderoli avverte Pd e M5s "Il Def passato alla Camera per soli 3 voti è un campanello d'allarme per il governo - attacca subito Roberto Calderoli -. Per merito di 31 esponenti della maggioranza impegnati a fare altro, che hanno preferito non presentarsi in Aula a votare, si è arrivati davvero vicino alla crisi del governo che per questa volta si è salvato per il rotto della cuffia", sottoliena il leghista. E ancora: "Domanda, ma è così che quelli della maggioranza si guadagnano lo stipendio? Non presentandosi in Aula a votare neppure il Def?", conclude tagliente. Per chi ama i nomi, ecco qui di seguito chi non era presente in aula al momento del voto: Nicola Acunzo, Stefania Ascari, Emilio Carelli, Claudio Cominardi, Sebastiano Cubeddu, Rina De Lorenzo, Massimiliano De Toma, Caterina Licatini, Antonio Lombardo, Stefania Mammì, Nicola Provenza, Giulia Sarti, Rosa Alba Testamento, Simone Valenti per il Movimento Cinque Stelle. Mammì e De Toma però si sono assentati per motivi personali. Nel Pd mancano Micaela Campana, Paolo Gentiloni, Antonella Incerti, Francesca La Marca, Beatrice Lorenzin. Per LeU manca Mecila Rostan, per Italia Viva Nicola Caré.

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