Cerca
Cerca
+

Lucia Borgonzoni a Libero: "Vinco in Emilia Romagna, poi rivoluzione a Roma. Bonaccini copia le proposte"

Davide Locano
  • a
  • a
  • a

«È stata Pontida a farmi innamorare della Lega. Mi ci portò per la prima volta nel '92 mamma, che allora era dirigente locale del partito. Ricordo che il giorno prima del comizio di Bossi i parlamentari montavano il palco assieme ai militanti, ne rimasi colpita. Non c' è mai stata distanza tra politico ed elettore leghista, è uno dei nostri punti di forza. Abitavamo a San Lazzaro, alle porte di Bologna. Sono cresciuta in una città rossa, in mezzo ai compagni, quelli che ancora oggi se non la pensi come loro ti etichettano come un pericoloso fascista e ti deridono. Io però ho sempre sentito mie le battaglie del Carroccio». Lucia Borgonzoni, 43 anni, senatrice della Lega, sottosegretario ai Beni Culturali durante il Conte-uno, il 26 gennaio proverà a diventare la prima governatrice di centrodestra nella storia dell' Emilia Romagna. Nel 2016 sfiorò l' impresa di espugnare il Comune di Bologna: fu sconfitta solo al ballottaggio dal candidato sindaco del Pd Virginio Merola. Onorevole: a parte la madre, lei viene da una famiglia di sinistra, suo nonno materno è stato partigiano. Lei oggi è la pasionaria della Lega. «È vero, mio nonno stava nel bosco coi partigiani. Suo padre gli portava da mangiare di notte di nascosto, perché in casa aveva i tedeschi. Nonno ha poi lavorato per la Fao, è andato nelle zone più disastrate ad insegnare a coltivare la terra». In caso di vittoria alle regionali indirà anche lei un referendum, come Zaia e Fontana, per reclamare l' autonomia? Il governatore Dem uscente, Bonaccini, suo sfidante, non si è più interessato alla riforma. «Ha preso in giro i cittadini, ha finto di voler l' autonomia perché aveva bisogno di recuperare consensi. Poi se n' è fregato. È stato tutto un bluff. Non appena mi insedierò parlerò coi governatori di Veneto e Lombardia per concordare una strategia comune. E no, non escludo un referendum». Partito democratico e Cinque Stelle saranno alleati anche in Emilia Romagna? «Proveranno fino all' ultimo a raggiungere l' accordo. Che i grillini possano ridursi a votare Bonaccini è davvero incredibile». La sua è una regione florida. Lei però è molto critica nei confronti della gestione Dem. «Non si può dire che si viva male, è vero, ma il merito non è certo del Pd. Negli ultimi anni sono affiorati molti problemi, basti pensare alle lunghe liste d' attesa negli ospedali, al taglio dei posti letto, soprattutto nelle zone montane. Ridurremo la burocrazia e ridaremo al cittadino il tempo che gli è stato rubato. Oggi, quando vai in un Comune per capire se puoi accedere a un servizio, devi metterti in coda per ore e depositare un mucchio di carte. In altre regioni, vedi la Lombardia, entri negli uffici, inserisci i dati nel motore di ricerca, e in pochi minuti sai se ne hai diritto». Bonaccini ha dichiarato che se verrà rieletto gli asili nido saranno gratuiti, così come i parcheggi negli ospedali per i pazienti. «E dire che ci aveva dato dei populisti quando li avevamo chiesti noi! Anche quella dei nidi, poi, è una battaglia della Lega, ma daremo i soldi direttamente alle famiglie, non ai Comuni. A proposito di soldi mi faccia sottolineare una cosa grave». Prego. «Qui molti imprenditori non hanno neanche incassato i fondi regionali post terremoto perché le pratiche erano inaffrontabili: da 36, le pagine sono diventate 130. Ci sono aziende agricole, in questo caso il sisma non c' entra, che attendono i fondi regionali dal 2017». Quando ha pensato di indossare in Senato la maglietta "Parliamo di Bibbiano"? «Il giorno prima. È triste che ora qualche quotidiano sminuisca lo scandalo». Come si è trovata al ministero dei Beni Culturali con l' allora ministro grillino Bonisoli? «Non era lui a gestire il ministero, ma il segretario generale, dunque non posso nemmeno dire di aver lavorato con lui. Bonisoli non dava direttive. Io sono soddisfatta del mio lavoro, soprattutto per il sostegno ai cinema: non c' è mai stato un agosto con le sale così piene». Se il 26 gennaio vince la Lega cosa succede a livello nazionale? «A quel punto parte una rivoluzione». di Alessandro Gonzato

Dai blog