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Massimo D'Alema e Davide Casaleggio, incontro a Tirana: sul piatto il mercato dell'informazione

Davide Locano
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Se è possibile influire sul voto degli elettori attraverso la raccolta di informazioni sulle loro abitudini, passioni e preferenze, anche il funzionamento della democrazia si trova esposto a un' influenza esterna e non dichiarata. Non soltanto da parte dei soliti russi, ma anche dei grandi colossi di Internet. Ne hanno parlato giovedì a Tirana, ospiti di Consulcesi Tech, l' ex presidente del Consiglio e presidente della Fondazione Italianieuropei Massimo D' Alema e Davide Casaleggio, presidente della Casaleggio Associati, oltre a vari esperti del settore, come la policy manager di Facebook Kara Sutton, gli avvocati Luca Bolognini e Luigi Neirotti e il docente universitario svizzero Jörn Egbuth, moderati da Gianluigi Pacini Battaglia, CEO di Consulcesi Tech, nell' ambito della 41esima Conferenza internazionale sulla Protezione dei dati e la Privacy. L' argomento dovrebbe suscitare anche la curiosità del centrodestra, poiché il fenomeno tocca da vicino la sovranità dei popoli. Per ora, in Albania, sono principalmente personalità vicine all' attuale maggioranza di governo a parlarne e per questo, nell' imminenza dell' evento, si è creduto di vedere un accordo dietro le quinte allo scopo di condizionare gli equilibri politici italiani. Leggi anche: D'Alema e Casaleggio dietro la nascita del governo giallorosso: il retroscena ALLA LUCE DEL SOLE In realtà, D' Alema e Casaleggio hanno "inciuciato" alla luce del sole, parlando davanti a giornalisti di diversi Paesi europei e alla presenza del primo ministro socialista albanese Edi Rama, il quale ha annunciato una proposta di legge nazionale per regolamentare i mercati finanziari che operano con la tecnologia blockchain. «Spesso le persone non sono in grado di valutare le conseguenze dei loro comportamenti on line. Siamo sorvegliati da una sorta di Grande Fratello che può sfruttare le nostre emozioni e interessi per orientarci, arrivando a collegarsi anche con le scelte politiche, come successo negli Stati Uniti», afferma D' Alema, nel corso del suo intervento a una tavola rotonda organizzata da Consulcesi Tech sulla tecnologia blockchain e la protezione dei dati. Il suo approccio è piuttosto cauto, se non diffidente, nei confronti della tecnologia, poiché vede «opportunità e rischi di concentrazione di masse enormi di dati nelle mani di pochi», ma non è luddista e chiede «un quadro normativo per proteggere i diritti fondamentali degli individui», fra cui quello alla riservatezza. Casaleggio, più a suo agio sulle nuove frontiere, ritiene che la privacy sia un concetto di origine medioevale, legato alla confessione sacramentale, che implica la protezione della segretezza. Ora però le persone sono in grado di scegliere, secondo la loro convenienza, di limitare o far rispettare l' inviolabilità della propria sfera personale. Sviluppando un' identità digitale, attraverso la blockchain, quindi, potremmo controllare meglio chi ha l' accesso a segmenti rivelatori e sensibili della nostra vita e non saremmo costretti a renderli disponibili per sempre. E non è da escludere che si possa monetizzarli, poiché le prospettive per il futuro indicano che a partire dal 2023 la quantità di dati creati e diffusi ogni anno raggiungerà la cifra record di 100 zettabyte, un' unità di misura della quantità di dati pari a un triliardo (ovvero a mille miliardi di miliardi) di byte. INFORMAZIONI AL TOP Si tratta di una mole di informazioni senza precedenti, che aumenta in maniera esponenziale e che rappresenta l' elemento fondamentale di un' industria che produce, nel mondo, oltre 3 trilioni di dollari l'anno. Perciò, «una legge per agevolare le aziende che investono in blockchain è un' ottima direzione per favorire lo sviluppo di un settore che sta diventando strategico», in quanto «si stima che entro il 2027 il 10% del Pil globale si baserà su almeno un processo blockchain. Gli Stati e le aziende che vogliono intercettare questo valore devono investire oggi in questa direzione», aggiunge Casaleggio. Quanto al voto, è la sua azienda ad aver inventato la Piattaforma Rousseau. Per loro è sinonimo di trasparenza. di Andrea Morigi

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